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Archive for the ‘sostenibilità’ Category

LA SOSTENIBILITA’ E’ UNA QUESTIONE DI ETICHETTA, WWF: I CONSUMATORI HANNO DIRITTO AD ETICHETTE CHIARE, SOPRATTUTTO SUGLI IMPATTI DEI PRODOTTI SUL PIANETA E LA SALUTE DELLE PERSONE. Oggi per chi fa la spesa è ancora troppo difficile distinguere la vera sostenibilità dalle operazioni di marketing. Per compiere scelte sostenibili è necessario un environmental-score in etichetta trasparente, condiviso e comparabile. Sabato 25 marzo torna Earth Hour, l’Ora della Terra. Roma, 14 marzo 2023 

Spesso le risorse naturali e gli impatti ambientali che si celano dietro le filiere produttive dei prodotti che acquistiamo non sono noti, né riportati nelle etichette. Ma la realtà, come il WWF segnala in vista della Giornata mondiale dei diritti dei consumatori, che si celebra il 15 marzo, è che quello che possiamo trovare nei prodotti e nella loro storia è spesso sconcertante. Nonostante il gran parlare che si sta facendo sull’importanza di processi e filiere sostenibili, la produzione di alcuni cibi o oggetti che utilizziamo quotidianamente comporta ancora gravi ricadute ambientali, come l’estinzione di specie, il consumo e l’inquinamento di suolo e acqua, la deforestazione e il degrado di interi ecosistemi, fino a pesanti emissioni di CO2. Ad oggi, fortunatamente, esistono leggi che tutelano i consumatori e prevedono che un prodotto mancante delle informazioni previste dalle leggi attuali non possa finire sul banco degli acquisti, ma la sostenibilità non trova ancora il suo spazio in etichetta. Per aiutare i consumatori a scegliere prodotti il più possibile sostenibili e a modificare la propria dieta, contribuendo a mitigare gli impatti della grave crisi ambientale e climatica che stiamo attraversando, abbiamo bisogno di etichette con informazioni chiare e strutturate sulle caratteristiche di sostenibilità (ma anche sul peso ambientale), un vero e proprio “environmental-score” dei prodotti. Oggi per chi fa la spesa invece è molto difficile distinguere la vera sostenibilità dalle operazioni di marketing. Una produzione migliore parte anche da un consumo migliore, critico e informato. I cittadini sono una vera forza di mercato e hanno il potere di innescare incredibili processi di trasformazione, guidando la domanda di beni e spingendo le imprese dal lato della produzione ad adeguare l’offerta verso una maggiore sostenibilità ambientale, sociale e salutare. Per questo sarebbe importante avere la possibilità di scegliere prodotti etichettati con informazioni chiare, comparabili e trasparenti sull’impatto sulla biodiversità e sul clima e sull’impiego delle risorse naturali (come l’acqua sempre più scarsa e preziosa), sull’uso del suolo, sulle emissioni di sostanze chimiche tossiche e inquinanti, fino al benessere degli animali. Le etichette dovrebbero consentire di distinguere l’impatto ambientale di prodotti diversi (come 1 kg di fagioli vs 1 kg di carne bovina), ma anche degli stessi prodotti, realizzati con diversi metodi produttivi (es. 1 kg di fagioli da agricoltura convenzionale vs. 1 kg di fagioli da agricoltura biologica). Informazioni che dovranno essere basate su un metodo scientifico standardizzato, armonizzato e condiviso che analizzi l’impatto ambientale del prodotto lungo tutte le fasi del ciclo di vita, a partire dall’approvvigionamento delle materie prime sino alla gestione del fine vita, includendo le fasi di produzione, distribuzione, uso e smaltimento del packaging o di quel che resta del prodotto. Inoltre, dovrebbero essere regolamentate dall’Ue per poter garantire metodi oggettivi di valutazione.

Etichettature volontarie. “Sono sempre di più i prodotti dotati di etichettature volontarie venduti nei supermercati e ipermercati nazionali. Tante iniziative a livello nazionale e sperimentazioni internazionali che forniscono informazioni sulla performance ambientale complessiva o su uno o più aspetti ambientali specifici. Per il WWF servono però regole che garantiscano informazioni comprensibili, comparabili, di qualità e a prova di greenwashing: solo un’etichetta adeguata è garanzia del risultato ambientale desiderato.” afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia “Informazioni ambientali obbligatorie in etichetta, oltre ad aiutare i consumatori in scelte responsabili, avrebbero poi anche un altro effetto positivo: indurrebbero i produttori a modificare alcune filiere per evitare di avere valutazioni negative, favorendo la diffusione di un’economia sostenibile.” Da uno studio del 2019 su migliaia di consumatori di 11 Paesi europei, tra cui l’Italia, oltre la metà dei consumatori afferma che le preoccupazioni per la sostenibilità dei prodotti che scelgono hanno una certa influenza (42,6%) o molta influenza (16,6%) sulle loro abitudini alimentari. Il prezzo, la mancanza di informazioni e la difficoltà di individuare le opzioni alimentari sostenibili, nonché la loro limitata disponibilità, sono i principali ostacoli percepiti all’alimentazione sostenibile, ma la maggior parte dei consumatori (57%) desidera che le informazioni sulla sostenibilità siano obbligatorie sulle etichette degli alimenti. Tuttavia, l’idea di tassare gli alimenti meno sostenibili non è molto popolare tra i consumatori (solo 1 su 4 è d’accordo sul fatto che gli alimenti meno sostenibili debbano essere tassati di più). Uno studio più recente evidenzia come le etichette ambientali siano in grado di promuovere la scelta, l’acquisto e il consumo di alimenti e bevande più sostenibili. L’opportunità di acquistare prodotti più ecologici aumenterebbe se un maggior numero di prodotti includesse queste informazioni, in modo da accrescere la motivazione a cambiare il proprio comportamento d’acquisto e poter confrontare comodamente i prodotti tra di loro. 

Earth Hour 2023: la più grande ora per il pianeta torna il 25 marzo. Sabato 25 marzo alle 20.30 torna Earth Hour, l’Ora della Terra: l’evento globale del WWF che dal 2007 unisce le persone in tutto il mondo invitandole a spegnere le luci per un’ora col desiderio di mostrare, attraverso questo gesto simbolico, quanto forte possa essere l’impatto di un’azione condivisa per salvare il Pianeta. L’Ora della Terra non è solo un appuntamento internazionale, ma la richiesta di unire le forze per agire e avere “-CO2 e +Natura” nelle nostre vite.  È proprio con questo messaggio che il WWF invita cittadini, comunità e aziende a spegnere le luci e regalarsi un’ora per la Terra, dedicando 60 minuti ad un’azione positiva per il futuro del nostro fragile Pianeta. L’evento centrale italiano si svolgerà sabato 25 marzo a Roma, ore 20,30 al Colosseo, e nel momento dello spegnimento sarà presente un ospite speciale, che verrà svelato proprio in quella occasione. Link a Earth Hour 2023 https://www.wwf.it/cosa-facciamo/eventi/earth-hour/.

Il valore dei nostri acquisti a colpo d’occhio. Il sistema alimentare contribuisce per circa il 37% alle emissioni di gas serra.Se immaginassimo un sistema di segnaletica rosso, giallo, verde per identificare la “sostenibilità climatica” dei cibi a scaffale, questo è quello che troveremmo in un supermercato. Il reparto carne sarebbe “rosso”, essendo la carne uno dei cibi a maggior produzione di gas serra. Tra le carni, quella bovina ha la maggiore intensità media di emissioni globali: 76 kg di CO2eq per chilo di carne, ma può arrivare anche a 360 kg di CO2eq per chilo, a seconda dei sistemi di produzione e delle aree geografiche in cui è prodotta. Queste emissioni avvengono lungo tutto il ciclo produttivo ma oltre l’80% deriva dalle fasi di allevamento, principalmente dall’alimentazione degli animali: 270 kg di CO2eq/kg di carne sono emessi dal pascolo, mangimi e alimentazione mista, mentre la digestione enterica degli animali emette 42 kg di CO2eq/kg di carne. Sul reparto del pesce troveremmo principalmente il colore giallo, sia per la pesca sia per l’acquacoltura. Se per la pesca è abbastanza intuitivo pensare alle emissioni dovute alle imbarcazioni, alla catena del freddo (oltre alla distruzione  dei fondali causati da alcune attività di pesca, grandi stoccatori di carbonio), per l’acquacoltura l’alto livello di emissioni di CO2è legato principalmente al mangime con cui vengono alimentati gli animali che spesso contengono ingredienti coltivati causando deforestazione e utilizzando molti pesticidi e fertilizzanti , ma anche al consumo di energia per la gestione delle vasche e il trasporto. Non solo: ad esempio 1 kg di gamberi allevati emette in media circa 13,5 kg di CO2eq, in gran parte a causa della distruzione di interi habitat di mangrovie e zone umide. Inoltre, quando il pesce o i crostacei vengono trasportati in aereo da notevoli distanze, questa fonte di emissioni pesa anche più della pesca, della coltura e dell’imballaggio.

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Domenica 19 marzo il WWF prenderà parte la staffetta solidale Acea Run4Rome della maratona di Roma con lo slogan “Meno Co2 Più Natura! L’equazione del Futuro”. Simbolo della sinergia tra Acea Rome Run The Marathon e WWF sarà la mascotte Vittoria: una tartaruga marina Caretta caretta, simbolo delle specie a rischio protette dall’associazione del Panda. Acea Run Rome The Marathon sostiene l’edizione 2023 dell’evento globale del WWF Earth Hour di sabato 25 marzo con tantissime iniziative in Italia e nel mondo. Roma, 9 marzo 2023 

Cartella – https://www.dropbox.com/sh/fvohm6ndhz022u9/AABveY2BrE4PeZ2-_KuPzMcXa?dl=0%20.

Alla Acea Run Rome The Marathon si corre anche per fare del bene: sono tante le associazioni che quest’anno aderiscono al Charity Program, progetto che trasformerà l’evento sportivo in un grande progetto concreto, etico e sociale. Domenica 19 marzo, tra le charity, sarà presente anche il WWF Italia con attività di intrattenimento presso lo stand del Circo Massimo. La domenica saranno inoltre presenti alla staffetta solidale Acea Run4Rome, con start alle ore 8.15, 25 squadre del WWF Italia, che correranno una maratona per il Clima e la Natura indossando il logo del Panda e lanciando lo slogan “Meno Co2 più natura! L’equazione del futuro” (-Co2 +Natura = Futuro), per richiamare l’attenzione sull’urgenza di difendere e proteggere la natura e contrastare la crisi climatica, costruendo un nuovo rapporto di armonia con il nostro Pianeta: l’unico capace di fornirci tutte le risorse vitali. È proprio condividendo questo messaggio che la “Acea Run Rome The Marathon” ha deciso di sostenere il WWF e l’edizione 2023 dell’evento globale Earth Hour – L’Ora della terra, che si svolgerà sabato 25 marzo con tante iniziative in Italia e nel mondo. Infatti, dalle 20,30 alle 21,30 del 25 marzo, come tutti gli anni verranno spente le luci di monumenti, luoghi istituzionali, abitazioni per richiamare l’attenzione sulla necessità di azioni concrete contro la crisi climatica. La crisi climatica e quella di biodiversità sono due facce della stessa medaglia. Due crisi che si alimentano a vicenda e che insieme, incidono profondamente sulla qualità della nostra vita, sulla nostra sicurezza e sul mondo che stiamo costruendo per le nuove generazioni. I dati scientifici sono chiari: la biodiversità a livello globale sta collassando, con le popolazioni monitorate dal Living Planet Report di WWF del 2022 che mostrano un calo medio del 69% in appena 50 anni, e un clima che sembra impazzito, con temperature record nel nostro Paese ed eventi metereologici estremi sempre più frequenti. Simbolo della sinergia tra Acea Rome Run The Marathon e WWF è Vittoria, la simpatica mascotte dell’evento: la tartaruga marina Caretta caretta, simbolo di una delle specie più a rischio nel Mediterraneo, che viene difesa e tutelata dai centri di recupero WWF e dal lavoro di migliaia di volontari che sacrificano il proprio tempo per sorvegliare i nidi e permettere ai piccoli tartarughini di iniziare la loro vita in mare. Le tartarughe marine sono animali molto longevi e la loro ‘maratona nel Mediterraneo’ le porta a viaggiare da una sponda e l’altra alla ricerca di aree dove nutrirsi, riprodursi e, per le femmine più adulte, a cercare spiagge tranquille dove deporre le loro uova una volta l’anno. Ma i nostri mari sono pieni di insidie: oltre ad essere una zona chiave per le tartarughe marine, è allo stesso tempo anche un hotspot di minacce antropiche. Non solo è il mare che si sta scaldando più velocemente, ma è anche “invaso” dai rifiuti: ogni anno, 570 mila tonnellate di plastica finiscono in mare. Molti di 4 questi rifiuti (circa il 18%) provengono dalle attività di pesca, acquacoltura e navigazione, e includono attrezzi da pesca persi o abbandonati. Il cambiamento climatico, in particolare, compromette ulteriormente la sopravvivenza delle tartarughe marine alterando il sesso dei nati e, quindi, la struttura dell’intera 15 popolazione. Poiché temperature della sabbia superiori a 29°C danno per lo più origine a femmine, l’innalzamento delle temperature potrebbe causare, nel lungo periodo, una scarsità di maschi. Questo sbilanciamento comprometterebbe le capacità riproduttive dell’intera popolazione di Caretta caretta determinando, in ultima analisi, una diminuzione della stessa. Le tartarughe marine sono fortemente colpite dall’insieme di queste minacce che agiscono su ogni fase del loro ciclo vitale e per questo la popolazione globale di Caretta caretta è di fatto in diminuzione. Le numerose e diverse iniziative di conservazione sono state rese possibili dal “Network tartarughe del WWF Italia”, costituito dalla rete di operatori, centri di recupero e volontari costruita negli anni sul territorio: ogni anno più di 100 volontari si sono impegnati per un totale di circa 2000 ore, percorrendo a piedi circa 5.000 km di spiagge per segnalare e proteggere i nuovi nidi. La Acea Rome Run The Marathon è un evento che coinvolgerà oltre 30mila persone provenienti da tutto il mondo, permetterà a persone di tutte le età, bambini compresi, e di ogni grado di allenamento, di essere protagonisti e di vivere una domenica speciale. Si potrà partecipare alla maratona con la sua distanza olimpica da 42,195km, alla staffetta solidale carica “Acea Run4Rome” ed infine vi sarà la Stracittadina “SNA4IFUN Run 5k”.

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Dai regali alle luminarie, dall’albero al cenone: ecco come alleggerire il nostro impatto sul Pianeta utilizzando meno risorse ed energia, producendo meno rifiuti e mangiando sostenibile. La pagina del sito WWF dedicata agli eco-consigli: wwf.it/ecotips. La campagna “A Natale mettici il cuore” su adozioni.wwf.it. Roma, 1 dicembre 2022

Dicembre è arrivato e il clima natalizio inizia a farsi sentire. C’è chi sta per preparare l’albero e gli addobbi, chi inizierà a pensare al cenone della vigilia o farà programmi per la notte di Capodanno e chi si dedicherà alla scelta dei regali. Una cosa è certa, diventeremo dei super-consumatori rispetto agli altri giorni dell’anno: i rifiuti, infatti, durante questo periodo aumentano in media del 30%. Bottiglie, confezioni, carta da regalo, nastri, fiocchi, saranno probabilmente gettati via il giorno di Natale. Anche lo spreco di cibo, i viaggi, l’energia per illuminare tutto a festa rischiano di contribuire ad alzare drammaticamente l’impronta ambientale del Natale. Ma ognuno di noi può scegliere uno stile di vita più sostenibile anche durante le feste, seguendo gli eco-consigli del WWF con il Decalbero di Natale 2022 che raccoglie 10 spunti green.

ALBERO DI NATALE SÌ MA SOSTENIBILE! Se in casa hai già un albero sintetico, l’opzione migliore è continuare ad usarlo per più tempo possibile. Acquistare alberi finti dai mercatini dell’usato può essere un’altra opzione a basso impatto. Se invece non ami l’usato, allora è meglio preferire un albero vero all’albero finto, acquistandolo da un vivaio. Da scegliere sono gli alberi coltivati localmente e venduti con radici nude o con zolla che assicurano alla pianta una durata prolungata. Le specie più indicate sono l’abete rosso, abete bianco, ginepro, corbezzolo, alloro, pungitopo, melograno o un agrume. Per farlo durare più a lungo, bisogna fare attenzione a tenere l’albero lontano da fonti di calore e innaffiarlo regolarmente. Sarebbe inoltre meglio tenere l’albero in casa per non più di 10 giorni e a temperature non troppo elevate (così risparmiamo anche in bolletta!). Finite le feste cosa fare? Per non far morire l’albero, evitiamo di farlo passare dai 19°C del salotto agli 0°C esterni: è necessario qualche giorno in una zona intermedia (una veranda o in un garage illuminato). Se disponiamo di spazio esterno, possiamo tenerlo ancora per qualche anno in un vaso molto grande così da assicurarci un bell’albero “a km 0” per i successivi Natali. Se abbiamo scelto l’abete, dobbiamo considerare che è un albero che cresce molto e mal sopporta il caldo e la siccità e quindi con grande difficoltà si adatterà ad un giardino o un terrazzo in città, possiamo però riportarlo presso il vivaio dove lo abbiamo acquistato, oppure ad associazioni cittadine che si occupano di ripiantarlo in zone idonee. Attenzione! L’albero non va assolutamente piantato autonomamente in natura perché rischia di arrecare un grave danno al patrimonio genetico dei nostri boschi. Qualora il nostro albero non sia sopravvissuto alle feste, ricordiamoci di portarlo all’isola ecologica, dove potrà essere trasformato in compost.

DECORAZIONI RICICLATE, NATURALI E DUREVOLI. Le decorazioni natalizie possono diventare un tripudio di plastica glitterata che di solito finisce in discarica dopo qualche anno. Piuttosto che acquistarne di nuove, organizziamo uno scambio di decorazioni natalizie con gli amici, sarà un momento divertente e gratificante per riutilizzare ciò che abbiamo già e creare nuovi look per la casa. Si può anche dare un’occhiata in un negozio vintage per pezzi unici e intramontabili oppure, riunire amici o familiari per creare insieme decorazioni natalizie fai-da-te. Per esempio, possiamo realizzare ghirlande colorate ritagliando vecchie carte e cartoncini da legare poi con lo spago. Oppure, facendo una passeggiata nei giardini o nei boschi possiamo cogliere da terra dei rametti, foglie colorate, ghiande e fiori secchi e utilizzarli insieme a bucce essiccate della frutta (ad esempio arance e mele) per realizzare dei bei centri tavola o decorare l’albero. Tutte queste decorazioni naturali, se conservate bene, possono durare anche anni. Ti stupirà vedere quanto la natura si conservi!

ILLUMINARE MENO E MEGLIO = PIÙ RISPARMIO. Data la difficile situazione politico-sociale e ambientale che stiamo vivendo, c’è chi teme che quest’anno il Natale possa essere più buio, con meno illuminazioni dentro e fuori le mura domestiche, a causa dei rincari. Esiste un modo per illuminare l’albero, la nostra casa, il giardino o il terrazzo in modo più sostenibile. Per gli esterni, scegliamo luci dotate di un pannello fotovoltaico: 4-6 ore di sole sono sufficienti per averne 8-12 di luce! Albero e presepe teniamoli accesi solo la sera e con luci a led, e ricordiamoci di spengerli quando usciamo o andiamo a dormine. Inoltre, diciamo addio alle batterie tradizionali, quelle ricaricabili durano in genere da 2 a 5 anni e possono essere ricaricate centinaia di volte. Questi piccoli accorgimenti ci faranno ridurre il consumo di energia, senza rinunciare all’atmosfera natalizia.

NON SAI MAI COSA REGALARE A NATALE? Ecco un’idea originale: regala un po’ di futuro. Scegli una delle proposte WWF per questo Natale: il tuo regalo sarà, per chi lo riceve, l’augurio di un mondo più ricco e pulito in cui vivere. Fra le idee antispreco che troverai sul sito sostieni.wwf.it, all’interno della sezione Pandagift, ci sono la borraccia con il logo del Panda, la pratica shopper per evitare le buste di plastica e l’utilissima lunch box. Partecipando alla campagna WWF “A Natale mettici il cuore”, poi, quest’anno potrai scegliere di non limitarti a mettere like alle tenere immagini di animali che vedi sui social, ma di metterci il cuore per davvero e sostenere i progetti a tutela delle specie in pericolo con un’adozione paper free.

CONFEZIONI CREATIVE. Evitiamo le solite confezioni regalo, perché la maggior parte di esse non può essere riciclata (es. carta velina, carte plastificate o glitterate, buste metallizzate). Consideriamo l’uso di iuta, vecchi giornali, fumetti, sacchette che non utilizziamo, ecc. Potrebbe essere divertente anche addirittura senza involucro: possiamo nascondere i regali non incartati in casa per una divertente “caccia al regalo”. È possibile anche realizzare confezioni regalo riutilizzabili (in Giappone è una vera arte che si chiama furoshiki) con l’utilizzo di scampoli di stoffe, foulard e vestiti che non usiamo più… oltre ad ottenere un pacco elegantissimo, è un modo per non sprecare la stoffa avanzata.

REGALI IN BARATTOLO FAI DA TE. Proviamo a realizzare dei regali personalizzati all’insegna dell’autoproduzione e del riciclo creativo. La nostra cucina, ad esempio, è piena di prodotti di recupero o scarti che possono essere valorizzati diventando dei nuovi preparati a costo zero, riducendo anche gli sprechi. Con le bucce, i gambi, le foglie e i semi di molti prodotti che acquistiamo si possono realizzare conserve, dolcetti, infusi, frutta candita o al miele, salse, semi da sgranocchiare, spezie, polveri da utilizzare in cucina e ortaggi sott’olio. Possiamo sbizzarrirci con le ricette, poi confezioniamo il tutto riutilizzando i barattoli di vetro che abbiamo a casa, una bella etichetta di carta scritta a mano e componiamo dei graziosi cestini da regalare.

REGALIAMO ESPERIENZE. Tendiamo spesso ad accumulare oggetti e le nostre case sono sempre più piene, con il risultato che ci manca spazio. È ora di cominciare a regalare esperienze da vivere in compagnia invece che oggetti. A Natale potremmo creare nuove tradizioni familiari sostenibili, passando anche del tempo con i nostri cari. Tra le idee ci sono il birdwatching, le passeggiate in parchi, oasi e aree naturalistiche, i trekking fotografici, la raccolta dei rifiuti o la piantumazione di un albero per simboleggiare il valore della natura. Puoi scaricare l’applicazione SEEK di iNaturalist, che permette di identificare e scoprire di più sulle specie locali, aiutando gli scienziati a monitorare la biodiversità globale. Le vacanze di Natale sono una buona occasione per organizzare un viaggio. Ma non sempre è necessario andare oltreoceano per scoprire luoghi unici e magici. Sono disponibili tantissimi itinerari di mobilità dolce per scoprire le località raggiungibili con il treno, in bici o con bellissime camminate per tutti i tipi di escursionisti, più o meno esperti. Ricordiamoci che il contatto con la natura abbassa i livelli di ansia e stress, con effetti molto positivi sulla salute.

TAVOLA SOSTENIBILE E FANTASIOSA. Iniziamo dalla tovaglia: una bella tovaglia di cotone o lino è da preferire alle tovaglie usa e getta di carta o, peggio, di plastica. Non preoccupiamoci se non ne abbiamo una abbastanza grande: l’effetto mix and match è molto cool. Stesso discorso vale per i tovaglioli e le stoviglie, come insegnano gli esperti di home decor, nessuno ci vieta di utilizzarli uno diverso dall’altro. Per un giorno di festa come il Natale, rispolverate il servizio bello, quello della nonna o della vostra famiglia ed evitate le stoviglie usa e getta. Sebbene quelle di plastica dovrebbero essere “in via di estinzione”, sono ancora reperibili. Se proprio non potete farne a meno, scegliete quelle certificate come compostabili così da gettarle nell’organico. Di fatto però utilizzare i classici piatti e bicchieri, nonché le posate, tradizionali consente di avere una tavola più raffinata e formale, perfetta per le feste. Se non abbiamo stoviglie ereditate, perché non acquistare un servizio vintage di seconda mano oppure chiederlo in prestito ad un amico? Per il segnaposto usiamo spezie ed erbe aromatiche e per un tocco di luce calda alla tavola possiamo mettere qualche candela in cera naturale certificata.

NATALE TRA GUSTO E SOSTENIBILITÀ. Per rispettare l’ambiente a tavola anche a Natale, prova un menù biologico, con prodotti locali, di stagione e poca carne. Antipasti, primi, secondi e dolci: nella tradizione italiana esistono piatti vegetariani in grado di soddisfare anche i palati più esigenti. Ad esempio, carpacci di verdure, risotti e paste fresche agli agrumi, gnocchi, cannelloni ripieni, tantissime varietà di legumi per zuppe, insalate, polpette e involtini, tempure, sottoli ed essiccati croccanti da realizzare con moltissimi ortaggi, funghi o frutta secca. Il pesce va bene ma solo quello giusto! Puntiamo su specie di stagione e meno conosciute ma altrettanto saporite e a basso impatto ambientale (e spesso anche meno care!). Possiamo farci aiutare dalla guida pescesostenibile.wwf.it. Dunque, no per il momento a pesce spada, salmone, gamberi tropicali, bianchetti (piccoli di sardine, alici e alacce), anguilla e le sue larve, merluzzo bianco, nasello o baccalà, no a sogliola e cernia. Sì invece a sugarello, zerro, tonnetto alletterato, tombarello, lampuga, triglia di scoglio e sardine e acciughe ma solo se provenienti da Mar Ligure e Tirreno. Vanno bene anche i molluschi come vongole, cozze e ostriche. Inoltre, facciamo attenzione ad acquistare le quantità di cibo giuste, senza eccedere, e conserviamo bene quello che avanza per ridurre gli sprechi. Infine, per brindare? Offriamo vino e bollicine rigorosamente bio. Possiamo anche creare dei cocktail sfiziosi a spreco zero: gli scarti di cucina, come bucce della frutta e della verdura, oltre alle spezie, possono essere utilizzate nell’acqua e negli alcolici per offrire cocktail e bevande gustose e aromatizzate. Infine, anche l’acqua in bottiglia andrebbe evitata, visto l’altissimo consumo che se ne fa in queste occasioni e di conseguenza i molti rifiuti che si producono. Usiamo bottiglie di vetro con l’acqua di rubinetto lasciata decantare qualche ora. In alternativa si possono andare a riempire le bottiglie alla casa dell’acqua più vicina (si risparmia anche!).

OUTFIT E MAKE-UP STILOSI MA ECOLOGICI. L’acquisto di un vestito nuovo da indossare solo una volta per le feste è da evitare, dato l’enorme problema dei rifiuti dell’industria della moda (considerando anche che le paillettes – spesso un must in questo periodo dell’anno – sono dannose per l’ambiente). Per fortuna, oggi ci sono tante opzioni più ecologiche, sia che si tratti di investire in un marchio sostenibile, sia di acquistare di seconda mano o vintage. Il nuovo trend è infatti il preloved, capi usati, ma in perfette condizioni che, invece di finire in discarica, vengono rimessi sul mercato a prezzi bassi. Oltre ai negozi fisici, sono tantissime le app in cui è possibile vendere, acquistare o scambiare usato. Un’altra opzione è quella di affittare un abito, il fashion renting, per creare look con meravigliosi abiti couture e accessori che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo desiderato. Di fatto si tratta di allungare la vita di capi e oggetti, senza rinunciare al look e al divertimento. Per il make-up quella della sostenibilità non è solo una tendenza, ma una necessità nata da una presa di coscienza diffusa. Scegliamo cosmetici all’interno di materiali riciclati e riciclabili, pensati per essere differenziati facilmente, o ancora meglio dentro imballaggi ricaricabili. Un nuovo trend sono i cosmetici solidi e “nudi”, ovvero venduti senza una confezione attorno. Oltre a prestare attenzione al packaging, è importante anche scegliere prodotti a base di ingredienti di origine naturale e con gli irrinunciabili glitter colorati ma di origine vegetale, privi di plastica.

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UNA GRANDE INIZIATIVA INTERNAZIONALE VOLUTA DAL CLUB DI ROMA PRESENTATA ALL’AURELIO PECCEI LECTURE 2022 E ILLUSTRATA NEL RAPPORTO “EARTH FOR ALL – UNA TERRA PER TUTTI”. Lunedì 28 novembre alle ore 10.00 presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) a Roma, sarà presentata “Una Terra per tutti”, la grande iniziativa per concretizzare la sostenibilità nel mondo illustrata nel nuovo Rapporto al Club di Roma.

Roma, 25 novembre 2022 – Lunedì 28 novembre presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) a Roma, si terrà l’Aurelio Peccei Lecture 2022 che presenterà l’iniziativa “Una Terra per tutti. Il più autorevole progetto internazionale per il nostro futuro”, illustrata nel Rapporto al Club di Roma “Earth for All” ora disponibile anche in italiano. Cinquant’anni dopo la pubblicazione del primo famoso rapporto al Club di Roma “The Limits to Growth”, “I limiti alla crescita”) pubblicato nel marzo del 1972, che ha costituito un’autentica pietra miliare nella formazione del concetto stesso di sostenibilità, il prestigioso think-tank internazionale del Club di Roma con il supporto di un team di autorevoli scienziati ed economisti che da tempo lavora nella ricerca di strade alternative concrete, delinea un percorso fattibile per affrontare uno straordinario cambio di rotta e avviare l’umanità sulla strada della sostenibilità. L’iniziativa e il relativo rapporto pubblicato in Italia da Edizioni Ambiente, si presenta come una chiara e lucida “guida alla sopravvivenza dell’umanità”. Si tratta di un insieme di precise indicazioni per applicare i correttivi necessari a scongiurare i drammatici danni ecologici e sociali ormai chiaramente evidenti a tutti e ampiamente documentati dalla scienza. Utilizzando innovativi software di modellizzazione dinamica dei sistemi, infatti, dimostra come sia possibile raggiungere una prosperità comune per tutta l’umanità entro i limiti planetari, in quello “spazio operativo sicuro” che le modernissime conoscenze scientifiche ci hanno consentito di individuare come l’ambito nel quale è possibile concretizzare uno sviluppo sostenibile per tutti. Un programma capace di consentirci di vivere bene in questo spazio operativo sicuro avviando, con una sfida che richiede la creazione della più ampia coalizione che il mondo abbia mai visto nell’arco di una sola generazione, una profonda trasformazione che ci conduca dall’economia della crescita all’economia del benessere, applicando cinque inversioni di rotta radicali che riguardano la povertà, la disuguaglianza, la parità di genere, il sistema alimentare e il sistema energetico Il Club di Roma in questi decenni ha lanciato a livello internazionale 54 rapporti innovativi e stimolanti sul nostro futuro con l’indicazione dei percorsi da intraprendere per evitare situazioni di collasso economico, sociale ed ambientale costituendo sempre un costante richiamo a tutti i settori delle nostre società. L’iniziativa e il rapporto verranno analizzati nell’Aurelio Peccei Lecture 2022 che sarà tenuta da Sandrine Dixson-Declève, co-presidente del Club di Roma e coautrice del volume.  Introdurranno i lavori Tiziano Treu (Presidente CNEL), Diva Tommei (Presidente Fondazione Aurelio Peccei), Pierluigi Stefanini (Presidente ASviS) e Alessandra Prampolini (Direttrice generale WWF Italia). Moderati da Roberto Natale (Direttore Sostenibilità RAI),prenderanno parte al dibattito Enrico Giovannini (Fondatore ASviS, professore di Statistica economica all’Università Tor Vergata e full member Club di Roma, già ministro del Lavoro e delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili), Chiara Saraceno (già professoressa di Sociologia all’Università di Torino e Honorary Fellow del Collegio Carlo Alberto), Linda Laura Sabbadini (Direttrice del dipartimento Metodi Statistici e Tecnologia dell’Informazione Statistica ISTAT e Presidente G20 Women), e Gianfranco Bologna (Presidente onorario della Comunità Scientifica WWF, Segretario generale della Fondazione Aurelio Peccei, full member del Club di Roma, nonché curatore dell’edizione italiana del volume). L’evento, organizzato dalla Fondazione Aurelio Peccei (Club di Roma Italia), dal WWF Italia e dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), si terrà alla sede del CNEL di Roma, Villa Lubin, in viale Davide Lubin 2, alle ore 10.00. L’evento si potrà seguire in diretta streaming  sulla pagina One Planet School dedicata a QUESTO LINK – https://oneplanetschool.wwf.it/appuntamenti-e-novita/una-terra-per-tutti-una-guida-alla-sopravvivenza-dellumanit%C3%A0-aurelio-peccei-lecture-2022 

oppure su Youtube a QUESTO LINK https://www.youtube.com/watch?v=FoPTT_S00KQ.

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In 50 anni il numero di persone sulla Terra è raddoppiato, mentre le popolazioni di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci sono crollate in media del 69%. Per salvare la biodiversità a rischio torna la Campagna WWF “A Natale mettici il cuore” adozioni.wwf.it. #metticiilcuore

Cartella – https://www.dropbox.com/sh/slftfraaocqugd7/AABpjq4XxCcK9_dsiJ40N-bba?dl=0%20.

Roma, 14 novembre 2022https://www.youtube.com/watch?v=Se9Cw4ybNys

Link alla pagina adozioni.wwf.it https://sostieni.wwf.it/adotta-una-specie.html.

Nel 1970 la Terra era abitata da 4 miliardi di persone. Oggi la popolazione umana globale è raddoppiata e sta per toccare gli 8 miliardi. Negli stessi 50 anni, come mostra l’ultimo Living Planet Report, l’abbondanza delle popolazioni selvatiche di vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) è invece crollata in media del 69%. È codice rosso per la natura sul nostro Pianeta. Circa 1 milione di specie è a rischio estinzione e i tassi di scomparsa sono tra le 100 e le 1000 volte più rapidi di quelli naturali. Un altro dato sconvolgente mostra che nel 2020 la massa di tutti i manufatti artificiali realizzati dall’uomo ha superato la biomassa naturale, cioè la massa di tutti gli organismi viventi, dalle sequoie ai miliardi di microbi che vivono in ogni manciata di terreno, superando oltre mille miliardi di tonnellate. Se mettessimo su una bilancia tutti gli uccelli viventi, il 70% del peso sarebbe dato da pollame e altre specie domestiche allevate per i nostri consumi: gli uccelli selvatici sarebbero appena il 30%. E i mammiferi se la passano ancora peggio: il 60% del loro peso sarebbe dato da animali di allevamento, il 36% dagli esseri umani e solo il 4% da mammiferi selvatici. Come se non bastasse la nostra attuale impronta ecologica supera di ben il 75% la capacità della Terra di generare risorse e assorbire i nostri scarti: questo significa che viviamo come se avessimo a disposizione quasi 2 Pianeti. Tutti siamo responsabili di questi dati allarmanti, ma conosciamo anche le soluzioni per cambiare rotta. Quest’anno l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto che tutti, ovunque, hanno il diritto di vivere in un ambiente pulito, sano e sostenibile, quindi per i governi rispettare questo diritto non è più un’opzione, ma un obbligo. Per invertire la perdita di biodiversità servono cambiamenti trasformativi radicali, a livello di sistema, degli ambiti economici e sociali, ma anche tecnologici e di governance, di produzione e consumo, incorporando i costi occulti che i commerci hanno sulla natura all’interno delle filiere (in particolare quella agroalimentare). Per farlo dobbiamo partire da un cambio radicale dei modelli, degli obiettivi e dei valori delle nostre società. Insieme a questo sarà necessario aumentare gli sforzi per conservare la natura rimasta e rigenerare quella che abbiamo distrutto e degradato, sfruttando al meglio le soluzioni basate sulla natura (Nature-based Solutions). Per permettere ad ognuno di noi di sostenere le azioni di conservazione a tutela delle specie in pericolo, il WWF rilancia oggi la sua Campagna “A Natale mettici il cuore”: adottando o regalando l’adozione simbolica di un animale in pericolo sul sito adozioni.wwf.it si potranno infatti sostenere tutti i progetti WWF a tutela della biodiversità che rischiamo di perdere per sempre.

LE CAUSE DEL CROLLO DI BIODIVERSITÀ E LE SPECIE DA SALVARE

Al primo posto fra le cause della crisi di natura ci sono la distruzione, frammentazione e degradazione degli habitat, in primis per aumentare gli spazi destinati all’agricoltura (spesso a scapito di ecosistemi ricchi e fondamentali come le foreste tropicali). La filiera mondiale di cibo, dal campo alla tavola, è infatti responsabile dell’80% della deforestazione globale, oltre che del 70% del consumo di acqua dolce e 29% di emissioni climalteranti. Il giaguaro, ad esempio, è una delle specie iconiche che ha visto più che dimezzare negli ultimi anni il suo areale. Al secondo posto troviamo il sovrasfruttamento delle specie animali e vegetali, nelle sue diverse forme: dallo sfruttamento insostenibile degli stock ittici, con modalità e quantità che non danno modo alle popolazioni marine di rigenerarsi, al bracconaggio e ai traffici illegali di specie protette. Traffici che vanno ad alimentare il commercio illegale di trofei o la medicina tradizionale cinese, basata su improbabili proprietà medicamentose. Crimini di natura che fanno sì che un chilo di corno di rinoceronte valga sul mercato nero più dell’equivalente in cocaina, mentre la carne, la pelle e le ossa di tigre continuano ad essere commerciate illegalmente. Segue l’inquinamento nelle sue varie forme: dai pesticidi che stanno contribuendo al collasso di molte popolazioni di insetti impollinatori e di innumerevoli invertebrati acquatici, alla marea di plastica dispersa in natura che entro pochi decenni supererà in quantità i pesci presenti nei nostri mari, all’accumulo di fertilizzanti a base di azoto e fosforo le cui quantità hanno di gran lunga superato i limiti planetari che ne consentono l’equilibrio all’interno dei grandi cicli biogeochimici. Fino all’inquinamento acustico, che rende sempre più difficile la comunicazione tra animali, dagli uccelli migratori in cerca di un partner fino alle diverse specie di cetacei per i quali la comunicazione acustica è vitale. Ruolo sempre più rilevante è poi quello giocato dal cambiamento climatico provocato dall’uomo, che è insieme causa ed effetto della perdita di biodiversità. Altera con una rapidità senza precedenti le temperature medie globali, e con esse la distribuzione delle piogge nello spazio e nel tempo, con un aumento inquietante nel numero di eventi meteorologici estremi (dalle inondazioni alle ondate di calore), altera le condizioni in cui habitat e specie come l’orso polare o il leopardo delle nevi si sono evoluti e adattati in migliaia di anni, mettendone sempre più a rischio la sopravvivenza. In uno scenario di aumento di 3°C delle temperature medie rispetto all’epoca preindustriale, rischiamo di perdere oltre il 75% delle specie esistenti in diverse aree ed ecosistemi. Fra gli effetti disastrosi del cambiamento climatico c’è anche l’intensificarsi degli incendi: il fuoco corre veloce tra le foreste e le savane e gli animali più lenti ne fanno le spese. È il caso dei koala, ora in declino nell’Australia orientale. Infine, l’ultima minaccia, più subdola e nascosta, alla biodiversità è rappresentata dalle specie aliene invasive e dai patogeni, che l’uomo deliberatamente o inavvertitamente trasporta da un continente all’altro, alterando equilibri millenari delle specie autoctone e aumentando il rischio per noi stessi legato all’emergere di nuove patologie trasmissibili. Perdere la biodiversità non vuol dire solo fare a meno di specie iconiche, ma mettere in crisi di tutti i servizi ecosistemici essenziali per la sopravvivenza e il benessere delle nostre società ed economie, ma soprattutto nostro e delle future generazioni. Tutelare la natura significa proteggere il nostro futuro.

La Campagna WWF “A Natale mettici il cuore”. Le foto o i video in cui ci imbattiamo sui social media, spesso ritraggono proprio specie simbolo come la tigre, il koala, l’elefante, il giaguaro o il leopardo delle nevi e non esitiamo a mettere un “like” o un “cuore” con un clic dal nostro smartphone. I like sui social, però, non bastano a proteggere questi animali, che come abbiamo visto sono sempre più minacciati. Il WWF Italia, a Natale, vuole spronare ognuno di noi a passare dall’intenzione all’azione: riparte così la campagna “A Natale mettici il cuore”, con il messaggio “Il cuore metticelo per davvero”, disegnata e realizzata in collaborazione con Accenture Interactive, la digital agency dell’omonima società di consulenza, con l’obiettivo di spingere le persone a regalarsi o donare ad altri, in occasione del Natale, l’adozione di una delle specie simbolo che senza il nostro aiuto rischiamo di perdere per sempre. Con un’adozione simbolica si sosterranno i progetti di conservazione WWF a tutela della natura, quella natura senza la quale non possiamo vivere perché ci fornisce cibo, ossigeno, acqua potabile, medicinali e difesa dagli eventi estremi.

RDS 100% Grandi Successi si conferma per il terzo anno consecutivo la radio partner della campagna “A Natale mettici il cuore”. Previsto per quest’anno un progetto di comunicazione integrato sui canali della principale radio di flusso italiana, che prevederà spazi in radio, in simulcast su RDS Social TV – canale 265 del digitale terrestre – e sui canali social ufficiali dell’editore. Il WWF potrà inoltre contare per questa campagna sul supporto di RDS Next: la social web radio punto di riferimento delle nuove generazioni, con oltre 460mila follower su TikTok, i cui conduttori sono tra i più importanti content creator della Generazione Y e Z. Previsti durante la diretta di RDS Next – in onda su Twitch, TikTok, YouTube, app e sito ufficiale – dei momenti dedicati al racconto del progetto e interviste speciali per comunicare al meglio gli obiettivi di WWF e della campagna alle nuove generazioni. 

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La pace tra i popoli è alla base di qualsiasi processo di costruzione di un futuro in cui l’uomo possa vivere in armonia con la natura. Roma, 3 novembre 2022

Il WWF Italia aderisce alla manifestazione nazionale per la pace di sabato 5 novembre, condividendo spirito e contenuti della piattaforma nazionale “Cessate il fuoco subito – Negoziato per la pace”. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ci ricorda ancora una volta come i conflitti per le risorse siano parte integrante nel nostro sistema economico e dei nostri stili di vita. L’attuale conflitto sta causando indicibili sofferenze al popolo ucraino, in violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto umanitario internazionale. Come WWF Italia condanniamo la violenza e la distruzione che stanno colpendo il popolo e il territorio ucraini e siamo vicini a tutti coloro che soffrono a causa di questo conflitto armato. La crisi umanitaria si sta facendo sempre più profonda e la crisi ambientale è sempre più ampia: ogni giorno che passa le persone subiscono violenze e aumentano i danni al territorio e all’ambiente. Oltre alla perdita di vite umane, alla distruzione delle città e delle infrastrutture, questa guerra – come tutte le altre che l’hanno preceduta – sta avendo un impatto crescente sull’ambiente, sia diretto sui sistemi naturali (habitat e specie), sia indiretto a causa dell’inquinamento di aria, terra, e acqua, all’interno e all’esterno dei confini ucraini: un impatto che aggrava le condizioni dei popoli coinvolti e che rallenterà la ripresa e il ritorno alla normalità. La pace tra i popoli è alla base di qualsiasi processo di costruzione di un futuro in cui l’uomo possa vivere in armonia con la natura: come WWF Italia siamo parte della comunità e siamo al fianco di chi, in tutto il mondo, chiede una risoluzione rapida e pacifica della guerra in Ucraina e di tutte le altre, tantissime, che si stanno combattendo in molte parti del mondo. 

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«Non si perduri nell’errore di separare la questione ambientale da quella economica». Roma, 27 ottobre 2022

I ministri hanno giurato e le Camere hanno concesso la fiducia. C’è quindi un nuovo governo nel pieno delle proprie funzioni e la prima, non banale, osservazione è che il ministero della Transizione ecologica si è trasformato nel ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Al di là dell’ennesimo cambio di denominazione, legato questa volta più alla situazione contingente che a scelte strategiche, si tratta di un passo indietro politico e programmatico visto che il cambio di nome del ministero arrivato con il governo Draghi (e richiesto a gran voce dal mondo scientifico e da quello ambientalista) era finalizzato a facilitare il processo di conversione necessario e urgente delle politiche, del mondo produttivo e dei modelli di consumo rispetto alle sfide che il cambiamento climatico e la crisi di biodiversità pongono al nostro presente, alla nostra sicurezza e alla nostra capacità di creare benessere. Indirizzo confermato, a fine legislatura, dalla modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione con l’inserimento della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della nostra Carta, subordinando l’iniziativa economica privata al principio di non arrecare danno all’ambiente. In questo quadro ci sono due domande da rivolgere al nuovo esecutivo: che fine farà la transizione ecologica nelle politiche pubbliche? Quale ruolo avranno le vere grandi emergenze del nostro tempo (cambiamento climatico e perdita della biodiversità) nell’indirizzo politico dei prossimi anni? Domande dirimenti da cui discendono questioni fondamentali per il nostro futuro, a cominciare dalle politiche industriali e dall’urgenza di recuperare il gap tecnologico e di investimento nelle energie rinnovabili e nella mobilità sostenibile che sono in tutto il mondo un driver importantissimo della sicurezza e dello sviluppo energetico. Da questo punto di vista non rappresenta un buon segnale il fatto che l’ex ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, sia sta scelto come consulente del Governo per l’energia, considerato che durante il suo mandato non si è contraddistinto per una reale spinta verso l’uscita dalla dipendenza dalle fonti fossili climalteranti. Se la prospettiva economica e sociale a livello internazionale e comunitario è quella della sostenibilità, i prossimi anni dovranno essere quelli della transizione. Ogni ulteriore ritardo costituirà un pericolo, non solo per l’ambiente in cui viviamo e di conseguenza per la nostra sicurezza, ma nell’immediato inciderà anche sulla capacità di essere competitivi rispetto a tutte le altre economie che stanno già investendo con forza su modelli produttivi maggiormente sostenibili. Va chiarita anche la questione della creazione di un ministero del mare, che pur dimostrando una particolare attenzione per tematiche sinora troppo spesso trascurate, rischia di trasformarsi in un boomerang se comporterà una frammentazione delle competenze nella tutela dell’ambiente marino. «Non può esistere – ricorda il presidente WWF Luciano Di Tizio – una transizione lenta, è tempo di stabilire procedure certe che garantiscano l’applicazione del principio secondo cui i piani e i programmi che vengono posti in essere non devono arrecare danni significativi all’ambiente: un principio che dovrebbe essere già applicato per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) il cui bilancio ambientale, però, al di là delle rendicontazioni presentate, è ancora da farsi. La legislatura appena inaugurata ha un orizzonte temporale che arriva al 2027, un periodo fondamentale. Per raggiungere gli obiettivi posti al 2030 dall’Unione Europea al fine di contrastare il cambiamento climatico (ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55%) e la perdita di biodiversità (proteggere il 30% di superficie a terra e a mare) è indispensabile agire in questa legislatura attraverso una serie di leggi, piani e programmi non più rinviabili. Non assumere il parametro ambientale come baricentro dell’azione politico-amministrativa, così come non hanno fatto i governi precedenti, sarebbe un errore fatale per il nostro Paese: non possiamo più permetterci l’errore di separare la questione ambientale da quella economica, considerando la prima solo in funzione di un eventuale vantaggio economico senza considerare le conseguenze ambientali». Il governo che si è appena insediato si troverà a operare in un contesto internazionale e geopolitico difficilissimo. Questo però non può essere un freno alle scelte in politica internazionale che dovranno vedere il nostro Paese tra i protagonisti già dalla COP27 sul clima, da cui deve emergere una concreta conferma degli Accordi di Parigi, e dalla Conferenza globale sulla biodiversità: l’Italia può e deve farsi motore propulsore di una nuova era di benessere e armonia con gli ambienti naturali. Durante la campagna elettorale il WWF ha proposto l’adozione di tre provvedimenti fondamentali per il nostro Paese: un Codice della Natura che riunisca, sistematizzi, semplifichi e innovi la legislazione sulla tutela della biodiversità per rispondere meglio agli obiettivi della Strategia Nazionale della Biodiversità e a quelli fissati a livello europeo; una Legge sul Consumo del Suolo, di cui si discute, invano dal 2012; una Legge sul Clima, per ottenere uno strumento legislativo quadro per superare la fase degli impegni verbali e passare a quella delle azioni concrete. Tre obiettivi da centrare subito, nel primo anno della legislatura, per dimostrare di avere davvero a cuore il destino del nostro Paese.

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UN RAPPORTO BAIN & COMPANY E WWF ITALIA. Secondo il rapporto, le tendenze di acquisto nel settore moda dei consumatori in tutto il mondo saranno sempre più dettate da scelte che favoriscono pratiche più sostenibili. Il 65% dei consumatori dichiara di avere a cuore l’ambiente. Al momento solo il 15% circa prende costantemente decisioni di acquisto per ridurre il proprio impatto ambientale, ma questa percentuale è destinata a salire al 50%, conclude l’analisi. Roma, 21 ottobre 2022

Il nuovo rapporto “How Brands Can Embrace the Sustainable Fashion Opportunity” (Come i brand possono cogliere l’opportunità della moda sostenibile), pubblicato oggi da Bain & Company e dal WWF Italia esamina i comportamenti dei consumatori legati alla sostenibilità e alla moda, mostrando che dei circa 5.900 consumatori di moda di sei Paesi (Cina, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti) intervistati da Bain, circa il 65% ha dichiarato di avere a cuore l’ambiente. Dunque, i consumatori di tutto il mondo sono sempre più attenti all’impatto ambientale e sociale dei prodotti di moda che acquistano. Le aziende dell’industria si devono adeguare a questo nuovo trend che rappresenta allo stesso tempo una sfida e un’opportunità da cogliere. Tuttavia ad oggi solo alcuni danno regolarmente priorità alla sostenibilità nei loro acquisti (circa il 15%), ma secondo WWF Italia e Bain questa tendenza è destinata ad aumentare in modo significativo, fino a superare la metà dei consumatori di moda, man mano che un numero maggiore di acquirenti si orienta verso scelte sostenibili. “Lo shopping sostenibile è un cambiamento inevitabile. L’attenziona alla sostenibilità sta crescendo in generale, soprattutto tra le generazioni più giovani. I brand di moda devono quindi accogliere positivamente questo cambiamento e “sposare” la causa green e rendere gli acquisti sostenibili più facili e accessibili per tutti i consumatori. I marchi che inseriscono in modo proattivo la sostenibilità nella loro strategia e in tutte le loro attività rafforzeranno la propria rilevanza sul mercato e potranno rispondere alla grande potenzialità di domanda non soddisfatta, adesso e in futuro”, ha dichiarato Claudia D’Arpizio, Senior Partner di Bain & Company e Responsabile Globale del Settore Moda e Lusso. “Tutti trarranno beneficio dall’impegno dell’industria della moda nei confronti della sostenibilità”. “L’industria della moda dipende fortemente dalla natura e dalla biodiversità. Buona parte delle materie prime utilizzate nella moda, a partire dai tessuti, provengono dalla natura e la produzione e la lavorazione dei materiali non sarebbero possibili senza risorse naturali come l’acqua. Ma nonostante tutte queste dipendenze, l’industria della moda è responsabile di molti impatti dannosi per la natura e che mettono a rischio la sopravvivenza del settore stesso”. Ha dichiarato Payal Luthra, Responsabile Globale del Settore Abbigliamento e Tessile del WWF. “È giunto il momento per i brand di agire sulla sostenibilità: non solo beneficeranno di una maggiore resilienza della natura, ma avranno l’incredibile opportunità di costruire la fedeltà al brand di consumatori sempre più consapevoli”. Le cinque tipologie dei consumatori globali di moda in ambito di sostenibilità Bain e WWF Italia hanno identificato cinque profili di consumatori nel settore moda di tutto il mondo, con profili socio-demografici e comportamenti ben definiti. Le tipologie di consumatori identificate si collocano lungo uno spettro che misura la preoccupazione per la sostenibilità, la volontà di agire e il comportamento effettivo.   

• Campioni della sostenibilità: Sono molto attenti all’ambiente e acquistano regolarmente abbigliamento sostenibile. Le loro intenzioni e azioni sono allineate e questi consumatori sono disposti a pagare un prezzo maggiorato molto significativo (84%) per accedere a prodotti sostenibili.    

• Idealisti: Appartengono principalmente alla generazione dei Millennial. Mostrano un alto livello di preoccupazione per l’ambiente, ma non acquistano quasi mai prodotti di moda sostenibili.      

• Buoni cittadini: Questa categoria è composta principalmente da millennial e consumatori della generazione Z, che di solito raccolgono informazioni sulla sostenibilità di quello che acquistano dagli espositori del negozio, dai social media e dai siti web dei brand. Sono disposti a pagare un sovrapprezzo meno significativo (64%) per i prodotti sostenibili.    

• Acquirenti: Consumatori della Gen X e più anziani: di solito acquisiscono informazioni sulla sostenibilità di quello che acquistano dagli espositori del negozio e dal passaparola. Sono disposti (a volte) ad adottare comportamenti sostenibili.     

• Consumatori indifferenti: Questi consumatori non si preoccupano della sostenibilità e raramente ne tengono conto nelle loro decisioni di acquisto.    

Nonostante sia tra i primi sei fattori di acquisto per la maggior parte dei clienti della moda a livello globale, la sostenibilità ambientale è una priorità inferiore rispetto ad altri fattori più tangibili, come la qualità e la durata dei prodotti.  Il rapporto esamina anche gli ostacoli che i consumatori incontrano se vogliono acquistare in modo sostenibile: gli assortimenti di prodotti più sostenibili sono spesso limitati e difficilmente distinguibili da quelli non sostenibili, una difficoltà che incide di più con l’avanzare dell’età del cliente. Questi ostacoli sono stati riscontrati comunque in tutte le generazioni di consumatori; quelli più giovani hanno dichiarato che anche i prezzi più alti sono un deterrente all’acquisto. “I brand di moda si trovano di fronte ad una grande opportunità, ma spesso sono sopraffatti dalla complessità, soprattutto quando le filiere produttive sono lunghe, dalla fase di approvvigionamento a quella di vendita. I brand hanno un ruolo sociale in questo cambiamento epocale: sono chiamati a colmare il gap informativo, a coinvolgere i consumatori sulla durata e sull’impatto dei prodotti e a rendere gli acquisti sostenibili più convenienti e attraenti. In questo modo avranno successo e contribuiranno a spostare i clienti verso un consumo più sostenibile”, ha concluso Federica Levato, Senior Partner ed EMEA Leader of Fashion & Luxury di Bain & Company.” È facile capire che l’industria della moda è strettamente legata alla perdita e al degrado della natura lungo tutta la sua catena produttiva, per la sua portata in numeri e l’aggancio che ha sulle persone, ma questo è anche ciò che la rende un settore in grado di guidare il cambiamento e la sostenibilità. Il nostro Pianeta trarrà grandi benefici se i brand agiranno in tal senso e l’industria della moda passerà da un percorso lineare inquinante e troppo legato al consumismo, a uno circolare legato ad e un minor utilizzo delle risorse naturali e all’utilizzo di materiali sempre più rinnovabili, riciclati e riciclabili” ha dichiarato Benedetta Flammini, Direttore Marketing e Comunicazione del WWF Italia.

Contatti Media – Orsola Randi, Bain & Company (Milan) — Email: orsola.randi@bain.com Tel: + 39339.3273672 

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WWF: OGGI 40 MILIONI DI PERSONE IN PIÙ SOFFRONO DI INSICUREZZA ALIMENTARE. SOLO SISTEMI ALIMENTARI SOSTENIBILI POSSONO GARANTIRCI SICUREZZA E SALUTE. La nostra salute è imprescindibile dal benessere degli ecosistemi: purtroppo entrambi sempre più in peggioramento. Roma, 16 ottobre 2022

Cartella – https://www.dropbox.com/sh/oi7lm57fg643bmn/AACTnxbsBCT7HmJX4QY0P4Kfa?dl=0.

Link alla campagna WWF Food4Futurehttps://www.wwf.it/cosa-facciamo/campagne/food4future/.

Link al Living Planet Report 2022https://www.wwf.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/living-planet-report/.

La perdita dell’80% della ricchezza e della diversità di vita sul Pianeta è imputabile a quello che mangiamo, così come 1/3 delle emissioni di CO2 e il 70% dei prelievi di acqua dolce. Un sistema alimentare molto nocivo per l’ambiente ma anche per la salute delle persone e per la nostra sicurezza alimentare, come emerge dall’ultimo rapporto “Living Planet Report 2022” pubblicato pochi giorni fa dal WWF e dalla ZSL (Zoological Society of London). Nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre) il WWF, grazie al programma Food4Futurerilancia l’invito alle istituzioni e all’intera filiera, di trasformare un sistema ormai insostenibile e invia un messaggio a tutti i consumatori ad adottare stili alimentari più responsabili per la nostra salute e per l’ambiente: in Italia abbiamo la migliore delle diete possibili, la Dieta Mediterranea, modello alimentare riconosciuto nel mondo. Ma i dati mostrano che gli italiani (soprattutto i giovani) non seguono più questo stile sano e sostenibile e siamo sempre più in sovrappeso e malnutriti, a causa di abitudini alimentari non corrette e una vita sempre più sedentaria. Negli ultimi 30 anni, si è assistito a importanti “deviazioni” dal modello originale.  Se non avviamo urgentemente una transizione del sistema alimentare, peggioreremo in maniera sostanziale la sicurezza alimentare, la qualità e la quantità delle risorse naturali e la crisi climatica, con ripercussioni sulla salute e sul benessere delle persone. La buona notizia è che tutti possiamo dare un grande contributo per noi e per il Pianeta, cominciando dalla tavola. “Basta recuperare le abitudini dei nostri nonni, la cui dieta aveva poca carne (50 anni fa il consumo di carne era circa 25 kg a testa l’anno, oggi è triplicato), con abbondanti porzioni di cereali, legumi e frutta e verdura che seguivano le stagioni. Adottare comportamenti alimentari corretti, mangiando in maniera sana e bilanciata, può portare enormi benefici non solo per noi stessi ma anche per l’ambiente, la biodiversità e il clima. Una garanzia anche contro le malattie- afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità di WWF Italia-. Dalle pratiche agricole sul campo, all’industria per la parte di trasformazione e di trasporti, fino ad arrivare a noi consumatori, ogni attore della filiera ha un ruolo chiave. Il cibo è al centro della salute umana e di quella ambientale, è una leva straordinaria per migliorare entrambe.” Se in Italia seguissimo la Dieta mediterranea, le emissioni giornaliere pro-capite sarebbero 2,3 kg di CO2e, in linea con gli obiettivi planetari. Ma quello che realmente gli italiani portano in tavola è diverso: si arriva a 4,5 kg di CO2e pro capite, quasi il doppio di quello previsto. La causa? Il consumo eccessivo di carne, che contribuisce al 70% delle emissioni extra. Il passaggio dalle altre diete europee e americane (occidentali) al modello alimentare mediterraneo comporterebbe un risparmio di terreno di 10-18 m2 pro capite al giorno e un risparmio idrico di 100-240 litri pro capite al giorno. L’attuale modello alimentare italiano, rispetto alla Dieta mediterranea, ha un impatto maggiore del +133% sull’ambiente, del 100% sulla salute umana e +59% sull’economia.

UN PIANETA PIU’ INSICURO, ANCHE SUL CIBO

Siamo di fronte ad un enorme paradosso. Guerre e conflitti, cambiamenti climatici e costo della vita sono le principali cause che spingono le popolazioni verso la malnutrizione e l’insicurezza alimentare, perché generano conseguenze gravissime sull’approvvigionamento di risorse per molti Paesi. Nonostante ciò, nel mondo continuiamo a produrre tantissimo cibo con impatti ambientali devastanti e ne sprechiamo almeno 1/3. Nel 2021 a livello globale, è cresciuta l’insicurezza alimentare, con circa 193 milioni di persone in 53 Paesi o territori che hanno sperimentato la fame. Quattro persone su dieci nel mondo, 3 miliardi in tutto, non hanno la possibilità di avere una dieta sana e allo stesso tempo altri 2 miliardi sono obese o in sovrappeso. Oggi il problema della malnutrizione non è solo in termini di quantità di cibo, ma anche di qualità ed è così grave che l’insicurezza alimentare acuta (la fase più grave che rappresenta un rischio per la vita umana), è aumentata di quasi 40 milioni di persone rispetto al numero già record del 2020, mentre in alcuni Paesi, il sovrappeso e l’obesità incidono sulla mortalità più della fame. La malnutrizione non è solo dei Paesi più poveri, aumenta nei paesi sviluppati. Anche i numeri della malnutrizione in Italia sono allarmanti: l’obesità interessa un adulto su dieci e un terzo dei bambini nella fascia d’età 6-9 anni è obeso o in sovrappeso, cifra che conferma il primato italiano a livello europeo. Obesità e sovrappeso registrano ampia diffusione in particolare nel Centro-Sud del Paese, dove la crisi economica e la povertà educativa hanno prodotto un impoverimento nutrizionale delle diete dei più piccoli. Studi mostrano che in Italia meno di un bambino su cinque delle scuole primarie ha un’alimentazione che segue i principi della Dieta mediterranea e come per 11 bambini su 100 durante l’emergenza Covid il pasto consumato a scuola sia stato l’unico completo della giornata. Fame e obesità sono paradossalmente due facce di una stessa medaglia. Dobbiamo migliorare lo stato di nutrizione del Pianeta, eradicando ogni forma di malnutrizione nel mondo- conclude Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità presso il WWF Italia-. Per raggiungere una sicurezza alimentare diffusa dobbiamo rendere i nostri sistemi alimentari più resilienti, capaci di affrontare “shock” improvvisi come quelli dovuti gli eventi climatici estremi. Non ci può essere resilienza senza sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica. E dal momento che questi “sconvolgimenti” sono in continuo aumento, il cambio di rotta è urgente e deve essere parte integrante della risposta strategica alle sfide presenti e future.”

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