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Archive for the ‘agricoltura’ Category

L’approvazione, da parte della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, della proposta di deregulation degli organismi geneticamente modificati ottenuti con le New Genomic Techniques è uno schiaffo al principio di precauzione e una condanna per l’agricoltura biologica, il made in Italy libero da OGM e l’agroecologia – Roma, 25 gennaio 2024

La Coalizione Italia Libera da OGM, composta da 41 organizzazioni dell’agricoltura contadina e biologica, ambientaliste, sindacali e dei consumatori considera un passo indietro di vent’anni il voto favorevole della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sulla deregolamentazione dei nuovi OGM ottenuti con le New Genomic Techniques (NGT). La relazione presentata dalla eurodeputata del PPE Jessica Polfjärd è stata approvata (47 voti favorevoli, 31 contrari e 4 astensioni) con emendamenti minimi e non significativi per cambiare il senso della proposta avanzata dalla Commissione Europea lo scorso 5 luglio. A fronte di un prevedibile voto favorevole delle destre e un giudizio contrario dei Verdi e della Sinistra, desta sconcerto la posizione degli eurodeputati S&D Alessandra Moretti e Achille Variati, che hanno votato diversamente dalla maggioranza del gruppo, esprimendo rispettivamente un’astensione e un voto favorevole al rapporto Polfjärd [1]. Ora la palla passa al Parlamento Europeo, che potrebbe votare il provvedimento già nella plenaria del 5-8 febbraio. Un’approvazione dell’Eurocamera aprirebbe la strada al cambiamento radicale delle attuali norme che regolano gli OGM, abolendo di fatto gli obblighi di valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura dei prodotti della modificazione del genoma ottenuti tramite le NGT. Questa deregulation si basa sull’assunto che le nuove tecniche genomiche producano, nella maggior parte dei casi, piante equivalenti a quelle che si trovano in natura o che risultano dalla selezione convenzionale. L’assunto è basato su una soglia, fissata arbitrariamente, di modificazioni genetiche di qualunque tipo risultanti dal processo di laboratorio. Fino a 20 modifiche, il regolamento considera le NGT tal quali a un prodotto della natura. Questo criterio è stato definito “non scientificamente fondato” dall’Agenzia francese per la salute e la sicurezza alimentare il 21 dicembre scorso [2], ma gli emendamenti di compromesso approvati oggi allargano perfino le maglie di questa definizione. La cancellazione dei controlli obbligatori in base a un’equivalenza mai dimostrata, renderebbe impossibile prevedere i potenziali effetti dirompenti sulla biochimica e la fisiologia della pianta e sull’ambiente, con rischi che vanno ben oltre quelli che risulterebbero dalla selezione convenzionale. Va detto infatti che la produzione di mutazioni involontarie su larga scala da parte dei processi di modificazione del genoma basati sulle NGT non è ipotetica: vi è un ampio e crescente numero di prove nella letteratura scientifica che lo dimostra. Dal punto di vista degli agricoltori, poi, le salvaguardie introdotte tramite una possibile etichettatura delle sementi sono insufficienti a garantire la separazione delle filiere, perché gli agricoltori che non vogliono coltivare organismi geneticamente modificati non hanno garanzie che i loro campi possano evitare la contaminazione causata dai pollini delle colture NGT. La domanda è: chi pagherà eventuali danni provocati dall’inquinamento genetico in un paese come l’Italia, che ha fatto della produzione libera da OGM la sua bandiera nel mondo? Non pare credibile neppure l’emendamento passato in Commissione, che dichiara la non brevettabilità dei tratti genetici ottenuti utilizzando queste biotecnologie. Per vietare la brevettazione occorrerebbe infatti un cambio della European Patent Convention con il voto di tutti gli Stati Membri. Un processo che, per essere ottimisti, impiegherebbe anni se mai dovesse essere messo in cantiere. “Siamo di fronte a un colpo di mano che mina alla base il principio di precauzione – commentano le associazioni della Coalizione Italia Libera da OGM – Attraverso la legislazione secondaria come questo regolamento si stanno svuotando di senso i Trattati fondativi, che hanno tra i loro pilastri un approccio basato sulla cautela e il principio ‘chi inquina paga’”. Se questo regolamento sarà approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio (dove siedono gli stati membri), entrambi questi principi verrebbero capovolti, riversando l’onere della prova sugli agricoltori contaminati, ai quali spetterebbe dimostrare di non aver “rubato” l’invenzione brevettata ai costitutori, e sui consumatori, che dovrebbero dimostrare la causa di eventuali effetti sanitari. Una deregulation andrebbe a vantaggio di grandi aziende sementiere e agrochimiche come Bayer-Monsanto, BASF, Corteva e Syngenta, risultando in una concentrazione ulteriore del controllo sul sistema alimentare e sulle sementi. Tutto ciò con la copertura di una parte del mondo scientifico, che si finanzia stipulando accordi di cessione in licenza delle tecnologie per la modificazione del genoma alle principali multinazionali. Per questo, la Coalizione Italia Libera da OGM lancia un nuovo appello alle eurodeputate e agli eurodeputati: fermare immediatamente l’iter di deregolamentazione e aprire una discussione pubblica sul futuro dell’agricoltura in Europa.

[1] https://www.europarl.europa.eu/cmsdata/280266/2024-01-24%20roll-call%20votes.pdf

[2] https://www.anses.fr/fr/content/plantes-ntg

Comunicato stampa congiunto della Coalizione Italia Libera da OGMAssociazione Consumatori Utenti, Agorà degli Abitanti della Terra, AIAB, AltragricolturaBio, ASCI, Assobio, Associazione per l’agricoltura biodinamica, Associazione rurale italiana, Attac Italia, Centro internazionale Crocevia, Civiltà Contadina, Coltivare Condividendo, Consorzio della Quarantina, Coordinamento ZeroOgm, CUB, Deafal, Demeter, Equivita, Egalité, European Consumers Aps, Fairwatch, Federazione Nazionale Pro Natura, Federbio, FIRAB, Fondazione Seminare il Futuro, Greenpeace, ISDE, Legambiente, Lipu, Navdanya International, RIES – Rete Italiana Economia Solidale, Reorient, Ress, Seed Vicious, Slow food Italia, Terra!, Terra Nuova, Transform! Italia, USB, Verdi Ambiente e Società, WWF Italia.

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Le associazioni della coalizione rispondono a chi riconduce le proteste in Germania e Francia agli obiettivi e impegni previsti dalle strategie UE. Roma, 17 gennaio 2024

Associazioni agricole, politici e commentatori italiani indicano le Strategie del Green Deal come causa principale del disagio degli agricoltori espresso dalle manifestazioni di protesta in Germania e Francia, invocate da qualcuno anche in Italia.  Ma la crisi dell’agricoltura europea ha origine dalla dipendenza dalle fonti fossili e da un sistema agro-alimentare fallimentare che sopravvive solo grazie ai sussidi dell’Unione Europea. Le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura esprimono il loro profondo dissenso verso i molti commentatori italiani che attribuiscono le proteste degli agricoltori in Germania e Francia agli obiettivi e impegni previsti dalle Strategie del Green Deal europeo, la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030. Queste politiche sono state di fatto sabotate dalle ultime decisioni delle Istituzioni europee: Il voto contrario del Parlamento europeo sul Regolamento SUR per la riduzione dell’uso dei pesticidi, l’eliminazione degli allevamenti bovini dalla normativa europea sulle emissioni industriali, la liberalizzazione dei nuovi OGM, l’indebolimento del Regolamento europeo sul ripristino della natura per le aree agricole e infine la decisione della Commissione UE di rinnovare l’uso del glifosato per altri dieci anni, sono decisioni che hanno ridotto gli obiettivi delle Strategie del Green Deal a mere enunciazioni di principio, senza alcuna concreta attuazione nel settore primario dell’agricoltura e della zootecnia. Per la coalizione #CambiamoAgricoltura questi risultati, dovuti in particolare all’azione di lobby delle potenti corporazioni agricole e dell’agro-industria, hanno determinato un sostanziale ridimensionamento delle ambizioni delle Strategie del Green Deal a danno degli interessi pubblici dei cittadini europei, dell’ambiente e  della salute, a vantaggio degli interessi economici delle corporazioni agroindustriali che ottenuto il ridimensionamento del Green Deal  puntano a cancellare anche i deboli obiettivi ambientali della Politica Agricola Comune 2023-2027 e preparare un drammatico ritorno al passato con la sua prossima riforma. Le Associazioni rilevano che in Germania la protesta degli agricoltori e autotrasportatori ha origine soprattutto dall’annunciata eliminazione delle agevolazioni per il gasolio, una protesta comprensibile ma non condivisibile, che in Italia viene abilmente strumentalizzata per contestare in particolare due impegni previsti dalla nuova condizionalità della PAC, l’obbligo delle rotazioni (BCAA7) e l’obbligo del 4% delle aree agricole a seminativi da destinare alla conservazione della Natura (BCAA8). Due misure ambientali della nuova PAC entrate in vigore solo da gennaio di quest’anno dopo le deroghe concesse dalla Commissione con il pretesto della guerra in Ucraina. Misure ambientali sempre contestate dalle Associazioni agricole, in Italia in particolare da Confagricoltura, che confidavano nel rinnovo delle deroghe per tutto il periodo di attuazione della nuova PAC. Un paradosso, secondo le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura, considerato l’esito della riforma della PAC 2023-2027 che ha confermato il sostegno all’agricoltura e zootecnia intensive dipendenti dal petrolio e gas, attraverso sussidi che promuovono l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi di sintesi e che favoriscono le grandi aziende agricole a discapito delle piccole, oltre l’80% dei fondi della PAC vengono ancora distribuiti al 20% delle aziende agricole europee. Dipendenza dalle risorse fossili, volatilità dei prezzi alla produzione e speculazioni finanziarie, sono le vere cause della crisi del settore primario in Europa. L’aumento dei costi di produzione, determinato soprattutto dall’aumento dei costi energetici e quindi del gasolio, dei fertilizzanti e dei pesticidi chimici di sintesi, ha penalizzato essenzialmente gli agricoltori, mentre l’agroindustria e la grande distribuzione sono riusciti a tutelare meglio i loro risultati economici. La situazione di crisi per gli agricoltori è stata aggravata anche dall’inflazione e dai provvedimenti assunti per contrastarla; confermando per gli agricoltori il ruolo di anello debole della filiera agroalimentare. Le Associazioni di #CambiamoAgricoltura ribadiscono che la soluzione di questa crisi strutturale del settore primario non può essere la cancellazione delle norme e degli impegni per la tutela dell’ambiente e il rinvio dell’indispensabile transizione ecologica dell’agricoltura,  rinvio che rischia di aggravare colpevolmente la situazione di crisi e confermare il ruolo negativo dei sussidi che l’Unione Europea riconosce oggi all’agricoltura (il 30% dell’intero budget della UE è destinato alla Politica Agricola Comune),  a fronte delle stime allarmanti dell’UE Soil Observatory che segnalano il 70% dei suoli in Europa in cattive condizioni per cui, senza adeguate misure di tutela ambientale, sarà sempre più difficile produrre cibo. Infine le Associazioni rilevano che la cancellazione dei sussidi al gasolio agricolo, autentica causa delle proteste degli agricoltori tedeschi, è prevedibile anche in Italia per gli impegni assunti con il PNRR. Tra i diversi sussidi ambientalmente dannosi compaiono anche le agevolazioni al gasolio agricolo e sull’IVA per i fertilizzanti chimici e prodotti fitosanitari. Con l’approvazione da parte della Commissione UE del nuovo PNRR italiano proposto dal Governo, avvenuta contestualmente alla concessione della quarta rata dei fondi del PNRR, l’Italia si è impegnata ad adottare le misure del Piano RePower EU tra cui, a partire dal 2026 ed entro il 2030, una razionalizzazione ed eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi. Da questo impegno emerge la necessità di una politica agraria che favorisca la transizione ecologica e liberi il sistema primario dalla dipendenza dell’energia fossile. Una parziale soluzione per questi problemi è indicata proprio dalle Strategie UE Farm to Fork e Biodiversità 2030 che prevedono la crescita delle superfici agricole dedicate all’agricoltura biologica, i cui costi di produzione sono legati in misura minore alla variabilità dei costi degli input chimici derivanti da petrolio e gas, oltre a essere più remunerativa per gli agricoltori. L’Italia con il suo Piano Strategico della PAC 2023-2027 ha deciso di investire nel biologico e la recente approvazione del Piano di Azione nazionale per il biologico è un altro passo avanti nella giusta direzione. 

CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiedere una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Aderiscono alla Coalizione oltre 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia Onlus, FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.

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“NON RITIRATE IL REGOLAMENTO UE PESTICIDI – SUR”. 81 Associazioni europee chiedono alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di non ritirare la proposta per un Regolamento UE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR) con impegni vincolanti per gli Stati membri. Roma, 19 dicembre 2023 

Nel Consiglio AgriFish del 11 dicembre scorso la maggior parte dei Ministri dell’Agricoltura dell’UE ha espresso la propria determinazione a continuare a lavorare sulla regolamentazione dell’UE sui pesticidi, nonostante il Parlamento europeo abbia votato contro il proseguimento di ulteriori negoziati. La partita per il Regolamento UE sull’uso sostenibile dei pesticidi – SUR – potrebbe non essere ancora finita, nonostante il voto negativo del Parlamento UE. Il risultato finale dello scontro sul Regolamento SUR nelle Istituzioni dell’Unione Europea non è scontato. La proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUR) mira a dimezzare l’uso e il rischio dei pesticidi negli Stati membri dell’Unione entro il 2030, come stabilito dalla strategia Farm to Fork. Durante l’incontro di lunedì 11 dicembre scorso a Bruxelles, molti ministri dell’Agricoltura hanno ampiamente espresso sostegno per andare avanti e trovare un compromesso praticabile sulla proposta della Commissione. Diversi Ministri hanno anche deplorato la decisione del Parlamento europeo, che in novembre non solo ha respinto la proposta di posizione negoziale sul SUR, ma ha anche votato contro il proseguimento dei lavori da parte della Commissione Ambiente, lasciando di fatto la proposta di Regolamento in una fase di stallo. Non tutti i Ministri però hanno condiviso il tentativo della Presidenza spagnola di trovare un compromesso: alcuni Stati membri tra cui l’Italia si oppongono alla ripresa della discussione sul Regolamento SUR. “Dobbiamo accettare che ci sono ancora una serie di questioni non risolte, in particolare per quanto riguarda la valutazione dell’impatto di questa proposta di regolamento sull’intero sistema produttivo in Europa”, ha detto il ministro italiano Francesco Lollobrigida. Le conclusioni del Consiglio AgriFish sembrano comunque riaprire il confronto tra le componenti del Trilogo UE e diventa a questo punto determinante il mantenimento della proposta della Commissione europea per un regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR) efficace e con obiettivi vincolanti per gli Stati membri. Per questo 81 Organizzazioni non Governative europee che rappresentano gli agricoltori, i consumatori, le organizzazioni ambientaliste, per la salute, delle imprese e per i diritti umani, compresa la Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura, hanno inviato una lettera alla Presidente Ursula Von der Leyen, per esprimere il loro sostegno collettivo a un’ambiziosa proposta sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR). Le 81 Associazioni pur consapevoli della recente decisione del Parlamento europeo di non adottare una posizione, credono fermamente che i temi affrontati nella proposta di Regolamento SUR siano della massima importanza per la salute dei cittadini, la conservazione della natura, l’arresto e l’inversione della perdita della biodiversità, e per il mantenimento di agroecosistemi produttivi e resilienti necessari per garantire la sicurezza alimentare in Europa. I cittadini dell’UE hanno manifestato una crescente consapevolezza dei problemi connessi all’uso dei pesticidi e continuano a chiedere misure efficaci per ridurre l’uso e il rischio dei veleni in agricoltura. Questo appello collettivo per una riduzione dell’uso di pesticidi è in linea con il più ampio movimento globale per un’agricoltura sostenibile, come definito in vari accordi e convenzioni internazionali. Anche gli scienziati sottolineano costantemente la necessità fondamentale di ridurre l’uso e i rischi associati dei pesticidi, come dimostrato dall’appello firmato da oltre 3000 accademici europei, che mette in guardia i decisori politici sull’impatto dannoso dei pesticidi sulla biodiversità, sui servizi ecosistemici e sulla sicurezza alimentare. Proteggere le risorse naturali necessarie per una produzione alimentare resiliente e sostenibile è fondamentale di fronte alle crescenti sfide ambientali. Senza una seria regolamentazione raggiungere l’obiettivo di una riduzione almeno del 50% dell’uso dei pesticidi entro il 2030 sarebbe impossibile. Per questo le 81 Associazioni esortano la Commissione Europea a persistere nei suoi sforzi per rispettare questi impegni fondamentali e pertanto non ritirare la proposta di Regolamento SUR, ma a continuare a lavorare intensamente per un compromesso che mantenga obiettivi e norme vincolanti per gli Stati membri, dando priorità alla salute dei cittadini e dell’ambiente, garantendo la sicurezza alimentare a lungo termine. 

Il Green Deal europeo è una delle politiche di punta della attuale Commissione che è stata accolta positivamente dalla maggioranza dei cittadini europei e osteggiata dalle potenti lobby dell’agricoltura e dell’industria chimica. Le 81 Associazioni attendono, quindi, con urgenza la ripresa del confronto tra le Istituzioni europee sulla base della proposta della Commissione e la posizione del Consiglio, per riportare il Regolamento SUR ad un nuovo voto da parte del Parlamento UE, per un’agricoltura dell’UE a prova di futuro.

 #CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiedere una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Aderiscono alla Coalizione oltre 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia Onlus, FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.

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La Coalizione Italia Libera da OGM: “Ora si fermi la deregulation e si apra un dibattito pubblico”. Il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura UE non raggiunge una maggioranza qualificata sulla proposta della presidenza spagnola, che avrebbe eliminato etichettatura, tracciabilità e valutazione del rischio per i nuovi OGM – Roma, 11 dicembre 2023.

La Coalizione Italia Libera da OGM, che raduna oltre 30 organizzazioni contadine, dell’agricoltura biologica, ambientaliste e dei consumatori, accoglie con soddisfazione il fallimento del tentativo della presidenza del Consiglio UE, in mano alla Spagna per questo semestre, di accelerare la deregolamentazione dei nuovi OGM ottenuti con le New Genomic Techniques (NGT). Nella riunione dei Ministri dell’Agricoltura dell’Unione è emerso chiaramente che la proposta di compromesso non è accettabile per numerosi paesi. Pertanto, non è stato possibile raggiungere una maggioranza qualificata necessaria per portarla avanti. Serviva il 55% dei paesi membri che rappresentassero almeno il 65% dei cittadini europei per dare il via libera. Tuttavia, numerosi paesi hanno espresso contrarietà o perplessità a procedere. Tra questi, spiccano Austria, Croazia, Slovacchia, Ungheria, Germania, Bulgaria, Grecia, Polonia, Romania, e Slovenia. Le preoccupazioni principali espresse sono:

– l’assenza della garanzia di poter separare le filiere biologiche da quelle OGM per proteggerle dalla contaminazione;

– la cancellazione della possibilità di restringere o vietare la coltivazione di OGM sul territorio nazionale;

– l’impatto dei brevetti che questi nuovi OGM avranno in termini di concentrazione del mercato in poche mani

Emerge quindi una “minoranza di blocco” che rende più difficile finalizzare la deregolamentazione dei nuovi OGM in questa legislatura. Tuttavia, un nuovo tentativo potrebbe essere fatto dalla presidenza spagnola proprio sotto Natale, il prossimo 22 dicembre, alla riunione degli ambasciatori UE. L’Italia, dal canto suo, ha finora ignorato le gravi preoccupazioni espresse da associazioni, cittadini ed esperti in merito a una possibile deregulation. Il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha preferito ancora una volta inseguire le sirene delle lobby agroindustriali, sementiere e agrochimiche, in spregio al principio di precauzione, ai diritti degli agricoltori e dei consumatori. Il nostro paese è stato per oltre vent’anni in prima fila nella difesa di una stretta regolamentazione dei prodotti dell’ingegneria genetica, rispettando il volere della maggioranza assoluta dell’opinione pubblica. Ha perfino promosso con successo, nel 2015, la modifica delle norme UE per introdurre la possibilità di una moratoria nazionale sulla coltivazione di OGM. Oggi invece lavora per smantellare queste conquiste e privare della possibilità di scelta i produttori e i consumatori, per immettere sul mercato nuovi OGM non testati e brevettati senza meccanismi di salvaguardia e di trasparenza. Una liberalizzazione totale, come quella proposta dalla Commissione UE e sostenuta da alcuni governi e da molti parlamentari europei, renderebbe impossibile sia coltivare che scegliere prodotti liberi da OGM. L’abolizione dell’etichettatura priverebbe infatti il consumatore della libera scelta, mentre la mancanza di tracciabilità e di severe misure di salvaguardia toglierebbe agli agricoltori ogni difesa dalla biocontaminazione dei loro campi. Per le filiere OGM free (e soprattutto per il biologico) sarebbe la fine, perché cadrebbe ogni garanzia di qualità. Tutto questo è ben noto ai decisori politici, alle grandi associazioni di categoria e all’industria. Così come è noto che liberalizzare i nuovi OGM porterebbe un vertiginoso aumento dei brevetti sul cibo e della concentrazione del mercato, già oggi dominato da Bayer-Monsanto, Corteva, BASF e Syngenta. Tuttavia, continua la falsa narrazione secondo cui la coltivazione di OGM permetterà di ottenere piante resistenti al cambiamento climatico, meno bisognose di pesticidi e più produttive. Una retorica stantìa, evoluzione prevedibile di quella che negli anni Novanta dipingeva gli OGM come soluzione contro la fame nel mondo. La Coalizione Italia Libera da OGM esorta quindi agricoltori, consumatori e rappresentanti politici che hanno a cuore l’interesse generale a rafforzare il loro impegno per evitare la liberalizzazione degli organismi geneticamente modificati in Europa, difendere il principio di precauzione e rivendicare il diritto a un cibo di qualità e coltivato in modo ecologico.

La Coalizione Italia Libera da OGMAssociazione Consumatori Utenti, Agorà degli Abitanti della Terra, AIAB,  AltragricolturaBio, ASCI, AssoBio, Associazione per l’agricoltura biodinamica, Associazione rurale italiana, Attac Italia, Centro Internazionale Crocevia, Coltivare Condividendo, Coordinamento ZeroOgm, CUB, Custodi di semi, Deafal, Egalité, Equivita, European Consumers, Fairwatch, Federazione Nazionale Pro Natura, Federbio, FIRAB, Fondazione Seminare il Futuro, Greenpeace, ISDE, Legambiente, LIPU, Navdanya International, RIES – Rete Italiana Economia Solidale, Ress, Seed Vicious, Slow food Italia, Associazione Terra!, Terra Nuova ONG, Transform! Italia, USB, Verdi Ambiente e Società, WWF.

Contatti – Francesco Panié, Centro Internazionale Crocevia – Email: f.panie@croceviaterra.it – Mob: +39366.4212245

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UN SEGNALE PREOCCUPANTE PER IL GREEN DEAL EUROPEO – Roma, 22 novembre 2023 

Con 299 voti contrari, 207 a favore e 121 astenuti, gli Eurodeputati hanno respinto la relazione Wiener che avrebbe rappresentato il mandato per i negoziati con Consiglio e Commissione. A rischio gli obiettivi fondamentali del Green Deal, delle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030. Ora la strada della transizione ecologica dell’agricoltura è tutta in salita. Se l’attuale legislatura europea doveva essere ricordata per l’adozione di un’Agenda Verde ambiziosa, il voto contro il Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR) espresso dal Parlamento europeo in seduta plenaria a Strasburgo rappresenta un’importante battuta d’arresto per le ambizioni contenute nel Green Deal europeo. Un voto pesantemente condizionato dagli interessi privatistici di una parte dell’agroindustria. La proposta di Regolamento avanzata dalla Commissione nel giugno 2022 per dimezzare l’uso dei pesticidi chimici entro il 2030 e limitarne fortemente l’utilizzo nelle aree sensibili urbane e ai siti Natura2000, ad eccezione di quelli autorizzati per l’agricoltura biologica e il controllo biologico, rappresentava una pietra miliare delle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, già fortemente indebolite dal rinvio dell’adozione del Quadro legislativo sui sistemi alimentari sostenibili. Dal momento che gli Europarlamentari, a partire dai gruppi conservatori e popolari fino ad una parte di Socialisti e Democratici e dei Liberali di Renew, hanno respinto la richiesta di rinviare il testo in Commissione Ambiente, ora la palla passa al Consiglio dell’Unione europea che dovrà adottare una posizione negoziale in prima lettura. Solo allora il testo adottato dal Consiglio potrà eventualmente passare all’esame in seconda lettura del Parlamento. Un percorso che difficilmente potrà essere concluso entro la fine della legislatura. Per il WWF Italia la bocciatura del Regolamento SUR è una sconfitta non solo per l’ambiente ma soprattutto per la salute delle persone e degli agricoltori. Un segnale preoccupante in vista della fase conclusiva della legislatura europea che prevede l’adozione di importanti provvedimenti a sostegno della transizione ecologica dell’agricoltura e della tutela della biodiversità, a partire dall’accordo provvisorio sulla Nature Restore Law, oggi approvato dai Rappresentanti Permanenti degli Stati membri e che passerà al vaglio della Commissione ENVI a fine novembre. 

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Il progetto di monitoraggio bioacustico, con oltre 8mila ore di registrazioni, ha confrontato la ricchezza di biodiversità fra aree agricole gestite con metodo biologico e convenzionale. Roma, 21 novembre 2023

WWF Italia e Huawei hanno presentato oggi, nella verdeggiante cornice di Villa Piccolomini a Roma, i risultati della seconda edizione del progetto congiunto “Guardiani della Natura”. All’interno e nei pressi di otto Oasi WWF in sette regioni italiane, dal Trentino Alto-Adige alla Sicilia, sono stati installati 48 dispositivi “Edge Audiomoth” per il monitoraggio bioacustico, forniti dal partner tecnico Rainforest Connection (RFCx). Nei 16 terreni agricoli, metà dei quali coltivati con metodo biologico e altrettanti coltivati con la stessa varietà di coltura ma con metodo convenzionale, i dispositivi hanno permesso di raccogliere oltre 500.000 registrazioni audio di 60 secondi ciascuna (oltre 8.000 ore totali), fornendo uno sguardo dettagliato sulla presenza e variazione della biodiversità nelle diverse aree agricole gestite con metodo biologico o convenzionale. La piattaforma Arbimon, basata su Cloud e Intelligenza Artificiale, ha analizzato questa enorme mole di dati sonori e riconosciuto all’interno delle registrazioni 57 delle 63 specie di uccelli target rispetto alle quali era stato allenato l’algoritmo, ottenendo un campione di studio composto da 8.420 singole identificazioni validate di specie. Il risultato finale del progetto mostra come nelle aree coltivate con metodo di agricoltura biologica sia presente in media quasi il 10% di specie in più rispetto alle aree gestite in agricoltura convenzionaledipendenti dall’uso di pesticidi. Questo è un esempio di come la tecnologia possa contribuire significativamente alla ricerca, mettendo a disposizione degli studiosi una notevole quantità di dati, molto maggiore per durata delle misurazioni rispetto a quanto ricavabile tradizionalmente con tecniche di monitoraggio basate solo sull’intervento umano in campo. “L’utilizzo di tecnologie digitali innovative che stiamo sperimentando attraverso la collaborazione con Huawei e il supporto tecnico di Rainforest Connection, ci consente di perfezionare e incrementare lo studio della biodiversità negli agroecosistemi e valutare con maggiore efficacia l’impatto delle diverse pratiche agricole, fornendoci molte informazioni sugli effetti negativi dell’agricoltura connessi all’uso dei pesticidi. I risultati del progetto “Guardiani della Natura” confermano l’urgenza dell’approvazione di un Regolamento europeo forte ed efficace per la riduzione dell’uso dei pesticidi, che sarà votato proprio questa settimana dal Parlamento europeo in plenaria” – ha dichiarato Isabella Pratesi, Direttrice conservazione del WWF Italia. 

L’agricoltura biologica come strategia per promuovere la conservazione della natura. I dati sonori raccolti sulle specie target, principalmente di avifauna in quanto particolarmente indicatrici della biodiversità del paesaggio rurale e con canti facilmente registrabili dai dispositivi, sono stati divisi in due gruppi, in base alla provenienza da siti in agricoltura biologica o convenzionale, e confrontati. Il numero di specie rilevato nei siti gestiti con pratiche biologiche è risultato più elevato non solo in assoluto nello spazio all’interno della singola area di studio, ma anche nel tempo in qualsiasi istante; inoltre le specie animali rilevate, oltre a risultare più numerose e varie, si sono mostrate nei siti in biologico anche più attive. Questa persistenza di biodiversità suggerisce che l’agricoltura biologica contribuisce a creare un habitat più stabile, sicuro e accogliente per gli animali che si sentono liberi di esprimere al massimo i loro comportamenti naturali. I risultati emersi evidenziano pertanto l’impatto positivo dell’agricoltura biologica sulla biodiversità e ne suggeriscono la promozione, non solo in quanto scelta etica rispettosa dell’ambiente ma come vera e propria strategia per garantire la salute del nostro Pianeta nel lungo termine. “È indispensabile spingere sulla transizione agroecologica per cambiare rapidamente sia il modo di produrre che di consumare cibo, passando dall’attuale modello di agricoltura intensiva all’agroecologia, di cui il biologico e il biodinamico sono gli esempi più diffusi, in grado di mettere a disposizione soluzioni concrete per la tutela della biodiversità e di tutte le di forme di vita che popolano la Terra” – ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, Presidente di Federbio, intervenuta all’evento.

Il progetto. La salvaguardia dell’ambiente e la conservazione della sua biodiversità sono una priorità per preservare gli equilibri del Pianeta e il benessere delle future generazioni. L’agricoltura, settore fondamentale della nostra economia, è purtroppo anche la principale minaccia per la biodiversità del nostro Paese, tra i più ricchi in Europa per flora e fauna. Partendo da questo presupposto, Huawei e WWF Italia hanno portato avanti la loro collaborazione, nata nel 2021, concentrandosi in questa seconda edizione di “Guardiani della Natura” sugli ambienti agricoli. Nelle otto Oasi WWF di Valle dello Sporeggio (TN), Bosco di Vanzago (MI), Ghirardi (PR), Ripa Bianca di Jesi (AN), Calanchi di Atri (TE), Lago di Penne (PE), Monte Sant’Elia (TA) e Lago Preola e Gorghi Tondi (TP), il potenziale delle tecnologie digitali è stato sfruttato per monitornarne e salvaguardarne la biodiversità, con il fine ultimo di promuovere un cambiamento verso pratiche agricole sostenibili che rispettino i cicli naturali degli agroecosistemi e favoriscano l’espansione di aree naturali, fondamentali per la biodiversità. “La tecnologia può offrire un grande contributo alla maggiore comprensione e successiva risoluzione di problematiche globali di tipo complesso come la conservazione della natura” – ha dichiarato Eduardo Perone, Vice President Business Development di Huawei Europe. “Da lungo tempo siamo impegnati a mettere a disposizione le nostre tecnologie per supportare progetti di sostenibilità in tutto il mondo attraverso il nostro programma di Corporate Social Responsibility TECH4ALL. Siamo orgogliosi e molto soddisfatti di avere implementato con successo in Italia un sistema di monitoraggio degli ambienti rurali che, attraverso la nostra partnership con il WWF e il supporto delle istituzioni locali, sta contribuendo a tutelarli, oltre che a promuovere la creazione di un sistema agroalimentare più sano e sostenibile e ad ampliare gli orizzonti della ricerca scientifica”. “Guardiani della Natura” si inserisce nell’ambito di TECH4ALL, il programma globale di Huawei che pone la tecnologia al servizio dell’ambiente e delle persone con numerosi progetti, portati avanti in tutto il mondo insieme a partner locali e internazionali, con l’obiettivo di promuovere la conservazione della natura e l’inclusione digitale. Nasce nel 2018 dall’iniziativa congiunta di Huawei e dell’organizzazione no-profit californiana Rainforest Connection (RFCx). Da allora il progetto ha contribuito, con soluzioni tecnologiche innovative basate sulla bioacustica, a proteggere foreste, ecosistemi terrestri e marini e le loro specie animali in ben 32 Paesi in tutto il mondo, tra cui Grecia, Irlanda, Regno Unito, Austria, Cile, Costa Rica, Malesia e Filippine. In Italia il progetto approda e si sviluppa a partire dal 2021 grazie alla collaborazione con il WWF e rientra tra le attività di tutela della biodiversità previste nell’ambito della Campagna WWF  Sustainable Future che ha lo scopo di ridare centralità alle persone e al loro importante ruolo nella trasformazione sostanziale dei sistemi economici e culturali, a partire dalle scelte quotidiane fino all’azione collettiva per accelerare il percorso verso un futuro sostenibile per noi e per il Pianeta, con focus su clima, plastica e alimentazione.

È possibile consultare e scaricare il report qui

https://www.wwf.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/guardiani-della-natura/.

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Osservazioni e proposte di emendamenti di FederBio e WWF Italia alla Manovra 2024. Solo 1,4% delle risorse di competenza del MASAF destinate al biologico, insufficienti per garantire la riduzione dei costi di produzione e certificazione delle aziende agricole e l’aumento dei consumi dei prodotti biologici certificati da parte delle persone più vulnerabili. 20 novembre 2023

FederBio e WWF Italia hanno esaminato insieme i contenuti della Tabella 13 del disegno di legge N. 926 “Bilancio di previsione dello Stato 2024 e bilancio pluriennale 2024-2026”, relativi alle risorse finanziarie di competenza del Ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, per individuare le misure e le risorse previste per lo sviluppo e la gestione dell’agricoltura biologica.Dall’analisi emerge un quadro complessivamente non soddisfacente, con un totale di risorse assegnate ai capitoli specifici dedicati alle filiere agroalimentari certificate in biologico di 33.957.727 euro, che corrispondono a circa 1,4% dell’intero budget (2.434.630.489 euro) previsto per il Ministero competente nel 2024.Secondo FederBio e WWF sono necessarie, non solo maggiori risorse, ma anche misure fiscali in grado di ridurre il costo della produzione e della certificazione a carico delle aziende agricole e rilanciare i consumi dei prodotti biologici certificati in un momento di difficoltà economica per le famiglie italiane.Secondo l’Osservatorio Sana il valore del mercato biologico al consumo in Italia è stato di 5,474 miliardi di euro (luglio 2022-luglio 2023), con un aumento del 9% rispetto al 2022.Una crescita, minore rispetto agli anni precedenti, che rischia però un bilancio negativo nel 2023 a causa dell’inflazione e del ridotto potere di acquisto delle famiglie. Se la domanda interna dei prodotti biologici certificati rallenta, rischiando perfino di fermarsi o arretrare, potrebbe essere messo a repentaglio tutto il programma di crescita dell’agricoltura biologica del nostro Paese e la possibilità di raggiungere l’obiettivo del 25% di superficie agricola utilizzata certificata in biologico entro il 2027. Questo nonostante l’aumento delle risorse per lo sviluppo del biologico e delle sue filiere previsto dal Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027 e dal PNRR.A fronte di ciò, si richiede un maggiore impegno nel bilancio nazionale per il 2024 a sostegno del biologico, che rappresenta oggi in Italia il principale strumento per una vera transizione ecologica dell’agricoltura. FederBio e WWF hanno predisposto alcune proposte di emendamenti che sono state inviate ai parlamentari con l’auspicio che siano accolte e depositate nei tempi utili per consentire la loro discussione durante il veloce iter di approvazione della manovra 2024. In particolare, le due Associazioni propongono la rimodulazione delle aliquote IVA in relazione alle esternalità ambientali, positive e negative, dell’agricoltura eliminando le agevolazioni previste per pesticidi e fertilizzanti chimici di sintesi e abbassando l’IVA al 4% per tutti i prodotti biologici di consumo e i mezzi tecnici ammessi in agricoltura biologica. Le due organizzazioni auspicano anche l’introduzione di un credito di imposta per la certificazione delle imprese biologiche inserite nell’elenco nazionale degli operatori certificati, per ridurre i costi della certificazione oggi a totale carico delle aziende agricole.Tra le propostel’utilizzo della fiscalità nazionale da parte degli Stati membri dell’Unione Europea per promuovere l’incremento della superficie agricola utilizzata in agricoltura biologica che viene raccomandata peraltro anche dalle Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità” al 2030. Inoltre, la revisione delle aliquote IVA e l’azzeramento dei costi di certificazione utilizzando il credito di imposta potranno essere un incentivo importante per la transizione ecologica della nostra agricoltura e per raggiungere gli obiettivi indicati dal Green Deal. Un altro importante emendamento riguarda la costituzione di un fondo per l’incentivo al consumo di prodotti biologici certificati da parte di donne in stato di gravidanza e bambini sino ai 3 anni, quale strumento per la prevenzione di malattie croniche connesse all’assunzione di alimenti contenenti residui di prodotti chimici di sintesi utilizzati in agricoltura. FederBio e WWF ricordano che sono ormai migliaia gli studi e le ricerche scientifiche che evidenziano in modo incontrovertibile come l’esposizione cronica ai pesticidi (ovvero quella che si verifica per dosi piccole e ripetute nel tempo) determini un incremento statisticamente significativo del rischio di sviluppare patologie cronico-degenerative. Parliamo di cancro, diabete, patologie respiratorie, malattie neurodegenerative, malattie cardiovascolari, che colpiscono in particolare i gruppi più vulnerabili come le donne in stato di gravidanza e i bambini nei loro primi 1.000 giorni di vita. Questo emendamento vuole pertanto promuovere il consumo di prodotti biologici certificati, quindi privi di residui di pesticidi anche minimi e nei limiti consentiti dalla normativa in vigore, intervenendo sui soggetti più vulnerabili agli effetti dell’esposizione ai pesticidi sulla salute. Altri due emendamenti riguardano gli Enti di ricerca non vigilati dal Ministero dell’Università e della Ricerca (Art.60 del DDL 926), per i quali si propone di inserire tra i loro obiettivi, in maniera esplicita, anche la transizione ecologica dell’agricoltura e dell’agroalimentare nazionale secondo le norme unionali di produzione biologica certificata; il Fondo per le emergenze in agricoltura (Art. 74 del DDL 926), per il quale si propone di inserire in maniera esplicita una riserva del 25% per gli operatori del settore biologico in coerenza con gli obiettivi di crescita quantitativa del settore fissati dal Piano Strategico Nazionale. Le imprese del settore biologico sono in determinati contesti di crisi più esposte delle altre in relazione alla minore possibilità di risposta immediata a determinati eventi avversi e per la maggiore rigidità del loro sistema di produzione alle fluttuazioni di mercato, per cui necessitano di una linea dedicata di sostegno. Altri Paesi Ue diretti concorrenti dell’Italia hanno già istituito questo tipo di fondi dedicati esclusivamente alle imprese del settore biologico, con dotazioni importanti come nel caso della Francia che ha stanziato 60 milioni di euro solo per le risposte alle crisi di mercato. Infine, FederBio e WWF, propongono variazioni al capitolo 7742 della Tabella 13 del DDL 926 relativo ai “Contributi ad enti ed istituzioni di ricerca nonché assegnazioni al fondo per la ricerca nel settore dell’agricoltura biologica e di qualità già incluse nel fondo di cui all’articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 comma 616”, aumentando la previsione di competenza per il 2024 ad almeno 2 milioni di euro; sempre nella Tabella 13, capitolo 2325 relativo al Fondo per le mense scolastiche biologiche”, si propone di aumentare la previsione di competenza per l’anno 2024 ad almeno 10 milioni di euro. Le mense scolastiche biologiche svolgono infatti una importante funzione nell’ambito dell’educazione alimentare al fine di promuovere diete salutari ed equilibrate. Il Fondo per le mense scolastiche biologiche previsto (5 milioni di euro) è ritenuto insufficiente per garantire il necessario sviluppo della gestione delle mense scolastiche con l’utilizzo di prodotti alimentari biologici, mantenendo il costo a carico delle Amministrazioni pubbliche locali competenti e delle famiglie sostenibili anche in relazione alla riduzione delle risorse assegnate a questo scopo rispetto agli anni passati. FederBio e WWF auspicano la giusta attenzione e sensibilità della maggioranza dei parlamentari, confidando nella possibilità che queste minime richieste siano accolte dal Governo e dal Parlamento durante l’iter di approvazione della Manovra 2024. Anche dall’accoglimento di queste proposte di modifica a sostegno del biologico si misurerà la volontà dei nostri decisori politici di sostenere con convinzione una giusta e vera transizione ecologica dell’agricoltura e dei nostri sistemi agro-alimentari.

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“Serve un voto per una norma europea forte ed efficace per la tutela della salute, delle persone e della Natura”. Roma, 17 novembre 2023 

Lettera – https://www.dropbox.com/scl/fi/rqvv4f9fqidz1wxo1fjir/Lettera-Europarlamento-SUR-15novembre2023.pdf?rlkey=a1y3b5x29nhjptrtmwb9qr7eh&dl=0.

Il WWF Italia ha inviato a tutti gli europarlamentari italiani una lettera a firma del Presidente nazionale, Luciano Di Tizio, per sollecitare un voto responsabile e lungimirante sul Regolamento UE per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR), che sarà discusso e votato la prossima settimana nelle riunioni in plenaria del Parlamento europeo del 21 e 22 novembre. Le Strategie UE del Green Deal, Farm to Fork e Biodiversità 2030, indicano gli obiettivi di riduzione del 50% di tutti i pesticidi, un traguardo fondamentale per la transizione ecologica dell’agricoltura europea, prima causa di perdita della biodiversità nel nostro continente. Il voto del 24 ottobre scorso della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo, ha accolto e parzialmente migliorato la proposta del Regolamento SUR della Commissione europea, rafforzando per i pesticidi più pericolosi l’obiettivo di riduzione fissandolo al 65% entro il 2030. Il testo di compromesso adottato dalla Commissione ENVI contiene alcuni miglioramenti, ma presenta ancora punti deboli decisivi che potrebbero compromettere l’efficacia della normativa europea. Il Regolamento dovrà adesso superare la prova decisiva del voto del Parlamento UE in plenaria, nella seduta del 22 novembre. Nella lettera inviata a tutti gli europarlamentari italiani, il WWF Italia ha evidenziato le principali criticità che dovranno essere risolte con il voto del Parlamento europeo, prima del successivo negoziato del Trilogo. E’ necessario, in particolare, rivedere il metodo con cui saranno misurati i progressi compiuti nella riduzione dell’uso dei pesticidi, attraverso l’indicatore di rischio armonizzato (HRI1 secondo l’allegato 1), al fine di garantire il reale raggiungimento degli obiettivi, entro il 2030, fissati dal Regolamento SUR.  Questo indicatore, nel testo attuale della norma UE, è inadatto perché calcolerebbe una diminuzione dell’uso di pesticidi che in realtà non esisterebbe. È inoltre fondamentale che il voto in plenaria mantenga obiettivi di riduzione vincolanti per gli Stati membri, insieme alle norme altrettanto vincolanti sulla difesa integrata, in modo che gli agricoltori debbano adottare in via prioritaria metodi preventivi e non chimici. Dovrebbe inoltre essere rafforzata la previsione del monitoraggio dei residui e dei metaboliti di antiparassitari nell’ambiente e nell’uomo, considerando anche il multi-residuo delle sostanze chimiche negli alimenti e nell’ambiente che mette seriamente a rischio la salute delle persone e della biodiversità. Oggi la normativa considera solo il limite di legge per i singoli pesticidi, ignorando la somma complessiva di tutti i residui che insieme determinano un rischio per la nostra salute, oggi sottovalutato. Importante inoltre fissare con maggiore rigore le distanze di sicurezza dalle abitazioni e dalle aree frequentate da soggetti vulnerabili, come donne incinte, bambini e anziani. Le distanze di soli 3-5 metri previste oggi dal Regolamento SUR sono insufficienti per garantire l’assenza di rischi per le persone, come dimostrano i dati sulla deriva dei pesticidi che raccomandano distanze minime di 30 metri.

Deve infine essere confermato il divieto totale dell’uso dei pesticidi in tutte le aree sensibili, come i Siti Natura 2000, esclusi i prodotti consentiti nell’agricoltura biologica, eliminando la possibilità di deroghe da parte degli Stati membri, estendendo il divieto a tutte le aree dedicate alla tutela della biodiversità. Tutti i cittadini che chiedono una vera riduzione dei pesticidi possono rafforzare l’appello del Presidente del WWF Italia inviando, da oggi fino al 22 novembre,  una email agli europarlamentari attraverso il sito dell’Iniziativa dei Cittadini Europei – ICE “Salviamo api e agricoltori”, che ha raccolto oltre 1 milione di firme per chiedere all’Unione Europea uno stop all’uso dei veleni in agricoltura. Se il Regolamento SUR sarà una vittoria per l’ambiente e la salute delle persone oppure vinceranno gli interessi privati dell’agroindustria e delle corporazioni agricole dipenderà dai voti espressi dagli eurodeputati la prossima settimana. E’ quindi ora il momento di agire per tutti i cittadini che vogliono una agricoltura libera dai pesticidi per una vera transizione ecologica.

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